Compostezza e Orgoglio. Martina la figlia del carabiniere Giangrande.

Ci sono momenti in cui certe parole ritrovano il valore che sembravano aver perduto per sempre, diventate com’erano puro rumore di fondo, usurate e svuotate dall’abuso e dalla cialtroneria della cattiva politica. Parole come orgoglio, famiglia, umanità, istituzioni, speranza, pace, progetto… Non può essere un caso che queste parole tornino a pesare quando vengono pronunciate da persone comuni che non avrebbero nessuna autorevolezza per parlare a tutti di grandi ideali. Non è un caso se di colpo quelle parole, scandite con semplicità e spogliate di ogni retorica, riacquistano tutta la loro verità, come se con stupore le sentissimo per la prima volta.

Con queste parole Paolo Di Stefano, sul Corriere della Sera, introduce la toccante conferenza stampa della figlia del carabiiere Giangrande, un uomo delle Istituzioni gravemente ferito da un vigliacco che si nasconde dietro la disperazione. Non vi sono scuse per un gesto di tale gravità, deve essere condannato da tutti, senza se e senza ma.

Il carabiniere Giangrande svolgeva pacificamente il suo lavoro e ora rischia di perdere l’uso degli arti. Non dimentichiamolo quando commentiamo quello che è successo e se sentiamo qualcuno cercare di giustificare l’accaduto o dire fesserie tipo “se avesse almeno mirato bene e colpito un politico”, alziamoci e andiamocene, protestiamo fermamente. Non diamo forza a discorsi insensati e che spingono a credere che con la violenza si possa risolvere qualcosa.

Anche sui blog, facciamo attenzione e differenziamo la critica, anche aspra, dall’aggressione. Riscopriamo alcuni valori che paiono dimenticati. Parole come orgoglio, famiglia, umanità, istituzioni, speranza, pace, progetto…

30 aprile 2013 – Marco Prestileo

Un pensiero su “Compostezza e Orgoglio. Martina la figlia del carabiniere Giangrande.

  1. I commenti che più ho sentito in questi giorni “… poverino era disperato, senza un lavoro, la moglie l’aveva lasciato” quindi la colpa è della moglie che l’ha lasciato, non conta quanto emerso, cioè che conducesse un tipo di vita decisamente disordinato, – “ … lui non voleva sparare al carabiniere ma arrivare ai politici, l’hanno fermato prima e allora…” quindi la colpa è dei politici perché ha perso il lavoro, – “questo è un segnale importante, chi sta in alto speriamo ne prenda atto… “ quindi quando siamo in difficoltà siamo autorizzati ad uscire di casa e sparare, per attirare l’attenzione, perché tanto abbiamo l’alibi della disperazione.
    Non mi intendo molto di politica, a parte seguire le vicende quotidiane del nostro paese, siamo in un estremo momento storico, le famiglie stentano ad arrivare a fine mese e le Imprese ogni giorno lottano per non chiudere; credere nel sistema politico è alquanto difficile, tutti vorremmo dare un colpo di bianco e ricominciare da capo, ma purtroppo non è così semplice, credo anche che non si possa pensare di nascondere il gesto irresponsabile di quest’uomo dietro la crisi economica.
    Mi è stato insegnato che i problemi si affrontano con la testa e con l’impegno, è troppo facile scaricarli sugli altri piangendosi addosso, non è sano pensare solo a noi stessi, incuranti delle conseguenze che i nostri gesti avranno sugli altri.
    Se domani a quest’uomo offrissero un posto di lavoro per aiutarlo, con quale orgoglio personale andrebbe a svolgere la propria mansione, sapendo che il suo stipendio è pagato dal dolore di un’altra famiglia, che non aveva nessuna responsabilità?
    Un’ultima riflessione, stavo seguendo la diretta del giuramento dei Ministri, di colpo la diretta si sposta sulla sparatoria, è giusto per il dovere di cronaca trasmettere in tempo reale quanto accaduto, mandando nel panico tutti i famigliari dei carabinieri in servizio in quel momento? È giusto che i famigliari apprendano in una maniera così violenta quanto accaduto ai propri cari?
    01 maggio 2013, live31/12/12

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