La pressione fiscale nel 2014

Nel 2013 la pressione fiscale si è concentrata soprattutto sulle micro imprese e nel 2014 non andrà meglio per le pmi (piccole medie imprese), secondo le prime previsioni.

letta e saccomanniLa pressione fiscale nel 2013, sempre per le pmi si è aggirata tra il 53% e il 63% secondo quanto emerso dall’analisi della Cgia di Mestre.

“Considerando il caso degli artigiani e dei commercianti che lavorano senza dipendenti, che rappresentano il 70% in Italia, ecco di seguito la sintesi delle tasse pagate:

–          per un artigiano senza dipendenti e con reddito annuo di 35.000 euro, la pressione fiscale nel 2013 è stata del 53% (+319 euro rispetto al 2012) per un totale di 18.564 euro di tasse versate e per il 2014 le previsioni indicano un aggravio di ulteriori 154 euro;

–          per un commerciante senza dipendenti e con reddito annuo di 30.000 euro, la pressione fiscale nel 2013 è stata del 53%(+329 sul 2012) pagando complessivamente 15.882 euro di tasse, con peso fiscale 2014 destinato ad aumentare di altri 184 euro.

Se l’impresa ha dipendenti, la pressione fiscale peggiora:

–          per un’impresa artigiana composta con 2 soci e 5 dipendenti, che produce un reddito annuo di 80.000 euro, la pressione fiscale ha raggiunto il 59% (+273 euro rispetto al 2012) per un totale di 46.882 euro di tasse e imposte versate, mentre nel 2014 ci sarà un incremento di 423 euro;

–          per una piccola impresa con 2 soci e 10 dipendenti, che produce un reddito di 100.000 euro annuo, la pressione fiscale ha raggiunto nel 2013 il 63,4%, per 63.424 euro versati all’Erario pari a +1.022 euro sul 2012, mentre nel 2014 si pagheranno altri 285.

A pesare maggiormente sugli «aumenti di tassazione registrati negli ultimi anni sono da attribuire, in particolar modo, all’aumento dei contributi previdenziali in capo ai lavoratori autonomi, all’introduzione dell’IMU e della TARES.”

Questa è la situazione per le piccole medie imprese che ricordiamo sono ben il 95% delle imprese presenti in Italia. Oltre la soglia dei dieci dipendenti, quindi per il restante 5%,  la situazione si inverte: nel rapporto dare/avere con il fisco, le aziende cominciano a guadagnare.

10 gennaio 2014 – Marco Prestileo

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