Ho scritto a Silvio

Caro Silvio, ti racconto una storia.

Nel febbraio del 2012, Angelino Alfano firma il decreto di scioglimento per mafia del mio Comune: la Commissione straordinaria si insedia nella mia città. Per i cittadini Ventimigliesi è una buona notizia, la sconfitta della mafia e l’arrivo dello Stato non può non esserlo. Ero, all’epoca, un giovane Ventimigliese che lavorava per la sua città con l’obiettivo di migliorare il posto dove viveva. Denunciai ripetutamente alcune grosse inefficienze della società a partecipazione pubblica per la quale lavoravo: dall’arrivo della Commissione in poi, erano aumentati a dismisura i costi e i problemi. La mia città perdeva 15-20.000 euro al mese. Le mie denuncie finirono per costarmi l’allontanamento e la revoca dell’incarico. Mi rendo conto che di fronte agli sprechi della nostra italica penisola, 15-20.000 euro non sono nulla. Per me rappresentavano una questione insormontabile e accolsi la revoca dell’incarico come un sollievo. Mi misi a scrivere su un blog le stesse cose che precedentemente dicevo nei CDA della società pubblica in questione ed ottenni non una statua nella pubblica piazza e nemmeno il titolo in una via cittadina ma, al contrario, una querela dagli “uomini dello Stato”. Un cittadino può reagire, di fronte ad una querela ingiusta, in due modi: chiudersi su se stesso o, una volta finita l’autoanalisi, proseguire per la propria strada. Fondai il movimento delle 40.000 pezze (2 per ogni chiappa di ogni cittadino Ventimigliese) e continuai la mia opera di denuncia. Finalmente lo Stato mi prese in considerazione: il 28 febbraio scorso, la Procura ha disposto una perquisizione con sequestro nella mia abitazione. Motivo della perquisizione: scoprire chi ha scritto gli articoli di denuncia. Motivo reale: non lo so. Tutti gli articoli sono da me firmati e mai mi sono sognato di smentirli: ad una qualsiasi richiesta di un qualsiasi giudice avrei, ovviamente, certificato questa realtà senza vergogna. Era molto meglio, però, venire a mettermi la casa a soqquadro e portare via tutti i portatili di famiglia. Mi chiedo ora cos’altro può farmi lo Stato: trasformare un divieto di sosta in un tentato attentato terroristico? Quanta fantasia può avere lo Stato nel colpirmi?

La verità è che preferivo combattere contro la mafia. Al limite ti becchi una pallottola ma, almeno, puoi credere che lo Stato è dalla tua parte, che potrai morire da martire. Quando lo Stato ti colpisce con i suoi superpoteri puoi decidere se avere fede o scappare in un altro Paese nell’attesa che, nel tuo, scoppi la rivoluzione civile. Ci sto riflettendo su. Hai dei suggerimenti?

Nel frattempo, hai guadagnato un voto alle prossime elezioni nazionali. Dopo anni, ho capito che hai ragione tu. Silvio, non mollare.

Ventimiglia, 11 marzo 2014

Albino Dicerto

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