Gli addii sono necessari perchè ci si possa ritrovare

Mi rendo conto di avere sempre meno cose interessanti da scrivere: potrei tornare a dire che l’ennesima gara dell’ennesimo consulente ha prodotto l’ennesimo deserto ma ormai il pericolo è scampato, ancora pochi giorni e la Commissione si scioglierà, lasciandoci una Ventimiglia mai così in fiamme e una città mai così in basso nella classifica dei luoghi ove un essere umano medio vorrebbe vivere. Potrei. Non ho mai avuto modo di raccontare di gesta impressionanti, questo è vero. Ho sempre però narrato con onestà del segmento di alcune vite raccontate nel momento in cui hanno percorso insieme un determinato tratto, con la stessa identità di aspirazioni e sogni. Forse la mia vista non è mai stata panoramica, ma sempre fugace e non sempre adeguatamente informata. I giudizi sono stati sempre troppo netti. Forse. Ma la verità è che, questo girovagare senza meta nelle pieghe dei poteri e nei documenti di questa maiuscola città, mi ha cambiato più di quanto credessi. Io non sono più io, perlomeno, non si tratta dello stesso io interiore.

Cara mamma,

io sapevo che non potevo fare niente per lei. Questa povera vecchia città fino a qualche tempo fa lavorava e ansimava come me, cercando di vivere dignitosamente. I suoi occhi spenti imploravano perdono, una disperata supplica di consolazione che si perdeva nel vuoto mentre il suo corpo si consegnava, inconsapevole, al grande mistero che circonda tutti noi.

Mentre lei muore, penso al tempo sottratto al sonno e agli affetti più cari, alle energie sprecate nel tentativo di parare il fuoco nemico, sempre abbondante e mai corretto. Ora, da soldato sopravvissuto, rimane solo il ricordo della consapevolezza di averci provato, la certezza di essere cresciuto, di aver imparato cosa significa lealtà e ricerca della verità. Non è stato tempo sprecato, certamente no. Ma la rinata voglia di scoprire ed esplorare nuovi mondi, creare qualcosa di vero, di solo mio, mi spinge di nuovo idealmente lontano dalla terra che per prima mi ha amato.

A presto.”

28 aprile 2014 – Albino Dicerto (passeggiando sulle alture Boliviane)

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