L’ottobre di parecchi anni fa

Ieri mi ha telefonato Keynes, non ha gradito il mio appunto sulla sua “pochezza” accademica. Ci siamo chiariti, in ogni caso, e abbiamo avuto modo di ricordare i bei tempi.

Era l’ottobre di parecchi anni fa, ricordo il freddo di New York e lo spettro della povertà che aleggiava sull’intera Manhattan. Era il primo weekend dopo “il giovedi nero” e, come accadeva spesso in quel periodo, ci incontrammo in un anonimo bar, giusto dietro Times square. La calma e la tranquillità del posto, molto inglese nell’arredamento e nei modi del titolare, ci conferivano la perfetta tranquillità per le nostre chiacchierate. Lui era già famoso all’epoca, io preferivo vivere nell’anonimato, quasi trasparente rispetto al mondo che mi circondava. Pensavo spesso alla mia Ventimiglia.

Ma finisco il racconto: il giovedi nero, dicevo. La gente si suicidò in quel weekend a grappoli, l’economia mondiale sembrava essere ormai lungo la china di un precipizio, senza possibilità di ritorno. Il sogno americano era diventato un incubo,  lo spettro Comunista alleggiava nell’aria. Io e Keynes, che nella lettura di Marx avevamo sempre trovato grandissimi spunti per i nostri dibattiti, andavamo un po’ in controtendenza: eravamo entrambi convinti che il libero scambio e la concorrenza perfetta avrebbero prodotto quello che, proprio in quei giorni, si era realizzato.

– Buche. Il governo dovrebbe scavare delle buche.

– John, non si scherza su queste cose, non siamo ancora arrivati al momento delle fosse comuni e non ci arriveremo, credimi.

– Ma no! Che hai capito!?!? – e prese un foglio. Non riusciva a spiegare nulla senza scarabocchiare. Poi, prese di nuovo a parlare.

– Allora, dimmi, in un momento normale, ponendo 100 dollari lo stipendio di un operaio, quanti dollari spende un americano medio secondo te?

– uhm…un americano? Non saprei. Posso dirti che mia mamma, a Ventimiglia, su 100 dollari ne userebbe 70 e ne risparmierebbe 30.

– ok, allora parliamo dei Ventimigliesi. Quindi, se il Comune di Ventimiglia facesse una buca, una cosa inutile, una qualsiasi inutilissima opera, per un valore di 1.000.000 di dollari, possiamo ipotizzare che operai e dirigenti e tutta la gente che intasca questi soldi ne usi 70 e ne risparmi 30, quindi…quindi, ne userebbero 700.000 e ne metterebbero in banca 300.000. Giusto?

– uhm…si, direi di si.

– bene, ma vedi. Senza l’inutile buca, i dirigenti e gli operai non potrebbero spendere i 700.000 dollari quindi. Quindi, a occhio, se il Comune di Ventimiglia fa un’opera da 1.000.000 di dollari, in realtà, ha prodotto maggiori ricavi per 1.700.000

– non ti seguo…

– siiiii! Perché le persone che spendono i 700.000 dollari comprano delle cose che non avrebbero comprato. Quindi 1.000.000 lo mette il Comune e 700.000 li mettono gli operai e i dirigente con le loro spese!

– si, hai ragione. E poi, questi 700.000 euro spesi, ponendo che chi li incassa ne risparmi solo il 30%…ecco si, verrebbero comprate cose per altri  490.000 euro. Quindi se il Comune spende 1.000.000 di euro per fare una cosa inutile, in realtà ha prodotto redditi per 1.000.000+700.000+490.000. Più il 70% dei  490.000 e così via…. Se ricordo bene la matematica, posso dirti che se il Comune di Ventimiglia spende 1.000.000 di dollari, in realtà ha prodotto ricchezza per 3.333.333 dollari e creato risparmi per 1.428.571.

– è questo il punto!!! – disse uscendo dalla porta del bar e lasciando a metà il suo tea, ancora caldo.

Finii con calma il mio tea. Pensai che Keynes sarebbe riuscito a rilanciare l’economia americana facendo produrre cose inutili allo Stato Americano.

Poi pensai al processo inverso: pensai che per ogni 1.000.000 di opere non fatte dal Comune di Ventimiglia, il danno  creato all’economia della città è di 3.333.333 euro + i risparmi non accumulati.                                                                                                         Uscii, come spesso mi accadeva, pensando che bisognava fare qualcosa per questa mia

29 novembre 2013 – Albino Dicerto

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