Terza puntata. Quando si puo’ parlare di “collegamento” o “condizionamento” di stampo mafioso con gli amministratori?

Le nozioni di “collegamento” e “condizionamento” non sono state tipizzate, al fine di poter configurare ipotesi di infiltrazione, anche laddove non sia stato posto in essere un comportamento penalmente rilevante. Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 5948 del 2006,ha ritenuto sufficiente l’esistenza di un ambiente di intimidazione, senza richiedere che gli amministratori appartengano all’associazione mafiosa o siano vicini ad ambienti mafiosi. In particolare, la giurisprudenza amministrativa ha individuato alcuni indici sintomatici della presenza di inquinamento mafioso quali, tra gli altri, l’esistenza di rapporti di parentela degli amministratori con soggetti sicuramente mafiosi; la costante frequentazione di pregiudicati; l’esistenza di precedenti penali per gravi fatti di corruzione in capo ad un assessore; la carenza di controlli e trasparenza nell’erogazione di benefici economici; l’inefficienza dei servizi offerti dagli enti locali; le gravi irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni e delle licenze amministrative; il dissesto finanziario; la mancata riscossione dei tributi. Sempre il Consiglio di Stato (Sez. V, 23 marzo 2004, n. 1556), tuttavia, ha ritenuto indispensabile l’esistenza di una stretta connessione tra gli elementi che dimostrino l’ingerenza della criminalità organizzata e l’effettiva incidenza di tali condizionamenti sulla gestione degli enti locali o sulla sicurezza pubblica.

Le novità più importanti riguardano la specificazione della nozione di disfunzionalità dell’ente locale. Al riguardo, la norma distingue le ipotesi di: a) manipolazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi; b) compromissione del buon andamento e dell’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali; c) anomalo funzionamento dei servizi affidati agli enti locali. Un’interpretazione letterale della norma sembra richiedere la sussistenza di tutti e tre i presupposti; tuttavia appare preferibile un’interpretazione meno restrittiva che consideri alternative tra loro le tre ipotesi, potendosi ben verificare il caso che, a causa di infiltrazioni mafiose, sia leso il corretto funzionamento degli enti locali senza che si possa accertare la coesistenza delle tre condizioni.

Fine terza puntata (a domani, per la quarta puntata).

tratto da: Governo degli enti locali e gestioni commissariali, SCUOLA SUPERIORE DELL’AMMINISTRAZIONE DELL’INTERNO

La scelta delle parti fedelmente pubblicate è stata effettuata da Marco Prestileo

 

2 pensieri su “Terza puntata. Quando si puo’ parlare di “collegamento” o “condizionamento” di stampo mafioso con gli amministratori?

  1. Io ho capito:
    – che pur non esistendo un’unica interpretazione possibile, la giurisprudenza amministrativa ha individuato alcuni indici sintomatici della presenza di inquinamento mafioso e, tuttavia, ha ritenuto indispensabile l’esistenza di una stretta connessione tra gli elementi che dimostrino l’ingerenza della criminalità organizzata di stampo mafioso e l’effettiva incidenza di tale ingerenza sulla gestione degli enti locali o sulla sicurezza pubblica in modo da creare una disfunzionalità;
    – che detta disfunzionalità dell’ente locale nasca quindi da una manipolazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi, dalla compromissione del buon andamento e dell’imparzialità delle amministrazioni comunali o da un anomalo funzionamento dei servizi affidati agli enti locali;
    – che anche qualora si volesse optare per un’interpretazione più rigida, è comunque necessario che, a causa di infiltrazioni mafiose, sia leso il corretto funzionamento degli enti locali.
    Marco Prestileo

  2. E’ sotto gli occhi di tutti che l’Amministrazione Scullino era perfettamente funzionante, anzi funzionava troppo bene ed è per questo che probabilmente….
    E’ stato sottolineato nel ricorso depositato al TAR Lazio che l’amministrazione sciolta è intervenuta in modo deciso nei settori che la giurisprudenza ritiene “sensibili” ai fini di garantire il rispetto di legalità, buon andamento ed imparzialità e difatti:
    1) la Ragioneria dello Stato, a seguito di Ispezione (nel 2010), ha certificato l’andamento finanziario del Comune ed evidenziato le positive conclusioni sulle analisi di bilancio e le relative voci;
    2) allo scopo di difendere la legittimità degli atti adottati dagli uffici – in particolare nei settori urbanistico, edilizio e commerciale – gli organi elettivi hanno deliberato di costituirsi in ben 222 azioni legali, di cui 88 affidate a legali esterni e le rimanenti all’ufficio legale interno;
    3) la Giunta ha deliberato, per ben 15 volte, la demolizione d’ufficio di abusi edilizi, in sostituzione di privati rimasti inadempienti rispetto ad ordinanze di demolizione;
    4) l’Amministrazione ha progettato e finanziato opere pubbliche per 50 milioni di euro (il Porto è un’opera privata, dunque non è ricompreso nel computo), di cui 24,5 milioni finanziati con contributi e finanziamenti statali e regionali e 20 milioni già terminati; per l’affidamento dei lavori pubblici il Consiglio Comunale ha approvato il protocollo d’intesa antimafia con la Prefettura. Dei centinaia di affidamenti (tra Comune e Civitas) e degli oltre 9.600 interventi di manutenzione (di Civitas), com’è noto, sono stati contestati (a nostro avviso illegittimamente) solo 2 affidamenti di Civitas alla Marvon (marciapiedi di Via G. Rossi – lungo Roja e di Corso Genova) ed 1 affidamento del Comune (lavori di tinteggiatura del mercato ortofrutticolo);
    5) la Polizia locale ha emesso, ogni anno, decine di migliaia di verbali di violazioni del codice della strada ed effettuato arresti per piccoli furti o merce contraffatta, in collaborazione con la Procura e le Forze dell’ordine. In collaborazione con la Prefettura l’Amministrazione sciolta ha deliberato di collocare video telecamere per il controllo del territorio, che, a spese del Comune, sono state collegate (non solo ai terminali della Polizia locale, ma anche) alla Polizia di Stato ed all’Arma dei Carabinieri;
    6) sono stati elaborati ed aggiornati numerosissimi regolamenti, tra cui il regolamento per la disciplina dell’organizzazione degli uffici e servizi, per l’elargizione dei contributi alle associazioni, edilizio, sulla disciplina dei contratti, generale delle entrate, del commercio su aree pubbliche, acustico, delle biblioteche, dell’auto-compostaggio domestico, per limitare le sale giochi, sulla certezza dei termini nel procedimento amministrativo, per la protezione civile, per gli impianti della radiofonia mobile, sui prodotti a denominazione comunale controllata, per lo smaltimento reflui, per l’accesso ai documenti amministrativi, per i concorsi pubblici, per la concessione di logo e patrocinio, per i controlli delle dichiarazioni sostitutive, di contabilità, del protocollo informatico, per la dispersione e mantenimento delle ceneri, per le sponsorizzazioni, il piano comunale per la somministrazione di alimenti e bevande, il piano commerciale etc.);
    7) per il recupero di tributi locali (allo scopo di riscuoterli, anche coattivamente) è stata costituita una società strumentale – la “Ventimiglia Servizi srl a socio unico” – tuttora operante; per la lotta all’evasione, anche delle imposte e tasse nazionali, il Consiglio Comunale ha approvato una convenzione con l’Agenzia delle Entrate e la creazione di una banca dati capace di elaborare tutte le informazioni pervenute ai vari uffici e da banche dati esterne, funzionalmente collegate;
    8) gli organi elettivi sciolti, con il supporto di quelli amministrativi, hanno prodotto quasi 1.000 delibere di Giunta ed oltre 550 delibere di Consiglio comunale.

    E via di seguito. Il corretto funzionamento del Comune di Ventimiglia non è stato certamente leso da nessuno, ma lo scioglimento è arrivato lo stesso!

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