Essere contro le mafie dovrebbe essere un fatto di coscienza, non una carta di identità

 

No alla mafia

No alla mafia

Questa violenza verbale nell’antimafia è una ferita profonda, non ci si può dividere. Stiamo facendo dei grandi regali ai mafiosi e a chi ha scelto l’illegalità. È il noi che vince. Non voglio più sentire parlare di antimafia. Essere contro le mafie dovrebbe essere un fatto di coscienza, non una carta di identità”. Un messaggio forte quello lanciato da Don Ciotti, che nel giorno del 22° anniversario della strage di Capaci entra nel merito delle polemiche che in tempi recenti hanno diviso il fronte antimafia, coinvolgendo anche l’associazione ‘Libera’ e il suo fondatore (vedi l’articolo apparso su “Il Fatto quotidiano“).

In molti non l’hanno ancora capito, certamente non lo ha capito il Sig. Marco Ballestra. Non ha anche capito che ciascuno di noi può scrivere sul suo blog tutto quello che vuole, ma non è sufficiente a migliorare se stessi, la nostra Città, il nostro Paese. Siamo e restiamo quello che siamo, se vogliamo dimostrare di essere bravi o migliori o …….. quello che crediamo di essere, dobbiamo metterlo in pratica, non è sufficiente scrivere e poi leggere quello che abbiamo scritto. Basta con i vittimismi, con le offese, guardiamo noi stessi prima di giudicare gli altri. Ma non voglio essere troppo serio e tantomeno voglio fare sermoni a nessuno, quindi, sapendo che il Sig. Marco Ballestra sa essere autoironico, gli consiglio di fare un test: il Picture Frustration Study di Rosenzweig*, magari iniziando dalle forme per i bambini. In cambio di questa mia richiesta, obbedisco a quanto da lui richiesto in uno dei suoi articoli spazzatura e ribadisco quanto già detto e scritto più volte, a nome di tutti quelli che lo pensano e non possono o non si sentono di dirlo/scriverlo, forte e chiaro: a fanculo (o affanculo) la mafia e a quelli che continuano a mistificare la verità (tra cui io metto certamente il Sig. Marco Ballestra, e non me ne voglia troppo per questo).

Dico no a un modo di fare informazione, anche attraverso i blog, rispetto al quale per un cittadino perbene non c’è difesa e per il quale non conta la verità, ma solo la sensazione, lo spirito di calunnia e di distruzione. Così facendo si fa passare la menzogna nella veste della verità.

24 maggio 2014 – Marco Prestileo

 

 

*Il Picture Frustration Study di Rosenzweig è un test semi-proiettivo, formato da 24 vignette che illustrano altrettante situazioni in cui compare una figura frustrante e una frustrata. Il test, nelle tre forme per bambini, adolescenti e adulti, evidenzia due atteggiamenti, quale risposta indotta dall’identificazione con la figura frustrata:

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