Ricordando la fiorente Ventimiglia

L’articolo del Dott. Sottile, del 4 luglio: “Fiori e turismo, una coppia che doveva essere vincente per il nostro estremo Ponente“, ha fatto riaffiorare alla mia mente ricordi di gioventù…….

Ricordo quando negli anni 70-80, partendo da Torino (dove mi ero trasferito per lavoro), percorrendo la Statale 20 tornavo a Ventimiglia; come al solito arrivato a Roverino, trovavo sempre una coda di automobili, non c’erano ancora i sovra passi, il doppio ponte e neanche la rotonda di Largo Torino.
In compenso c’erano ancora le dogane, l’euro (fortunatamente o sfortunatamente decidetelo voi) non era ancora nato!!!
Comunque ritornando a noi, la coda di automobili era provocata dal grande flusso di auto provenienti dalla Francia, si,  perché all’epoca i francesi non arrivavano solo di venerdì, il flusso iniziava al mattino verso le dieci,  per poi intensificarsi sin verso le tre del pomeriggio, intorno  alle cinque di sera il flusso di marcia si invertiva, da Ventimiglia le auto si avviavano verso la Francia; i francesi andavano via soddisfatti dei loro acquisti a Ventimiglia, ed i negozianti ventimigliesi erano ben contenti della giornata, faticosa e lunga, ma anche redditizia e proficua!
Alle otto di sera le strade della città erano quasi tutte deserte, questo avveniva tutti i giorni feriali, mentre al venerdì la città rimaneva completamente bloccata fino a tarda sera.
Normalmente arrivavo il venerdì alle 18,00-18.30, mi precipitavo a fare la spesa, e cosa mi aspettava? Gli scaffali dei negozi del centro non erano completamente vuoti ma quasi, il mio adorato gorgonzola era praticamente introvabile, mi piaceva molto!
Tutte le volte non vedendolo più negli scaffali, provavo a chiederlo ai commessi, ma puntualmente mi sentivo rispondere “oggi i francesi hanno fatto man bassa!!
Sui vetri delle porte dei negozi, i cartelli avvertivano “Si accettano Franchi Francesi, (Cambio favorevole)”.
Perché’ i negozianti, oltre a vendere le loro merci si improvvisavano anche banchieri o bancari in proprio. Il commercio era fiorente, il mercato dei fiori molto attivo, alle 19.00 partiva un treno merci pieno di fiori per l’Europa.
Ricordo nei periodi pre-natalizi le code dei francesi fuori delle oreficerie, perché per questioni di sicurezza, gli orafi lasciavano entrare all’interno dei negozi due, tre clienti alla volta, per evitare sgradevoli sorprese!!! Nei negozi di calzature distribuivano i numeri per meglio gestire le code degli acquirenti…..�
Erano trascorsi trent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, i segni delle mitragliate e delle cannonate rimanevano in bella mostra sulle facciate delle case;  il degrado della principale via della città, Via CAVOUR, aumentava di stagione in stagione.
Gli immigrati calabresi, ben accetti, fornivano mano d’opera a basso costo per la coltivazione dei fiori.
I ventimigliesi erano spensierati, il lavoro in Francia movimentava 5-6000 frontalieri al giorno. Qualcuno di questi faceva il contrabbandiere in proprio. Oro – franchi – franchi svizzeri – lire finivano in banche monegasche o francesi.
La ricchezza transitava e proseguiva per altri lidi, i negozi di vini aumentavano, le farmacie erano sempre quattro, una per ogni cinquemila abitanti, le code all’interno erano interminabili.
I costruttori costruivano bellissimi condomini in stile S.Siro Babilonese, ed in assenza di un piano regolatore, tutti i siti potevano andar bene, nessuno si accorgeva di nulla, tutto era regolare, nessuna anomalia,……l’abusivismo edilizio era una prassi normale.
Oggi e’ cambiato tutto, per colpa di chi? Delle amministrazioni che non hanno incentivato lo sviluppo, i commercianti che non hanno saputo guardare oltre il proprio orticello……? Ditemelo voi….ci vediamo al mio prossimo ricordo…..
11 luglio 2013  M.Proust

2 pensieri su “Ricordando la fiorente Ventimiglia

  1. Complimenti Proust, trovo molto interessante il suo racconto, credo non sia cosa da poco, avere una mente storica della città.
    Parlando invece di una Ventimiglia un po più attuale, ricordo male o c’era un progetto di pedonalizzazione di Via Aprosio, zona Teatro?
    A me onestamente sembrava una buona idea, sia dal lato estetico della città che da quello economico delle attività presenti, soprattutto visti gli ottimi risultati ottenuti con Via Hanbury e Via Martiri.
    11 luglio 2013 live311212

  2. Non solo franchi francesi. Forse non tutti sanno che anche la nostra vecchia signora lira ha fatto la sua parte nel boom economico del dopo guerra. D’altra parte, all’inizio del 1960 l’Italia si era fregiata di un importante riconoscimento in campo finanziario. Dopo che un giornale inglese aveva definito col termine “miracolo economico” il processo di sviluppo allora in atto, dalla Gran Bretagna era giunto un altro attestato prestigioso per le credenziali e l’immagine del nostro paese. Una giuria internazionale interpellata dal “Financial Times” aveva infatti attribuito alla lira l’”Oscar” della moneta più salda fra quelle del mondo occidentale. Un premio che aveva coronato una lunga e affannosa rincorsa, iniziata nell’immediato dopoguerra, per scongiurare la bancarotta e non naufragare nell’inflazione più totale. Di conseguenza, si era infine potuto stabilizzare il cambio fra la lira e il dollaro, fissato a quota 625, e la rivalutazione delle riserve auree della Banca d’Italia era servita a ridurre l’indebitamento del Tesoro. Di qui anche l’euforia diffusasi in Borsa con i listini in forte rialzo. Sino a qualche tempo prima, ben pochi avrebbero immaginato che l’Italia potesse conseguire un successo economico dopo l’altro. È vero che, grazie agli aiuti americani del Piano Marshall, l’opera di ricostruzione post-bellica era avvenuta più rapidamente del previsto, ma l’Italia era rimasta pur sempre un paese prevalentemente agricolo, con una gran massa di braccianti e coloni. I flussi migratori interregionali fecero la differenza. Avere buona manodopera a basso prezzo, i meridionali, contribuì allo sviluppo economico italiano.
    Marco Prestileo

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