Riflessioni sui vitalizi del Prof.G.Pittaluga già Vice Presidente della Regione Liguria

Fonte: pmi

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo le riflessioni del Prof. Giovanni Pittaluga sulle prerogative dei poteri dello Stato e sulla legge attualmente in discussione, relativamente alla revoca dei vitalizi ai parlamentari, ritenendola molto pertinente e degna di una attenta riflessione. Le riflessioni del Prof. Pittaluga vengono precedute, per garantire una completezza nell’analisi svolta, da un interessante articolo di Michele Ainis di qualche giorno fa.

Buona lettura .

“In Parlamento la sindrome di San Sebastiano”

di MICHELE AINIS

“C’è un istinto suicida nei politici italiani. O forse una vocazione al martirio, come San Sebastiano. Sta di fatto che il Parlamento si direbbe impegnato a tempo pieno nel ridimensionamento dei propri poteri, nella decapitazione delle sue antiche garanzie. Ultimo episodio: la riforma dei vitalizi. Ma le riforme in negativo costellano tutto nell’arco di questa
legislatura ormai al tramonto. Non era mai successo, difficilmente succedera’ di nuovo: i capponi non hanno l’abitudine di accomodarsi allegramente dentro il forno. Stavolta si, e le ricette dello chef sono almeno quattro.

Primo: il finanziamento pubblico ai partiti. Brevettato da una legge del 1974, dopo lo scandalo delle elargizioni in nero versate alle forze di governo dai petrolieri. Poi abrogato nel 1993 da un referendum, ma immediatamente riesumato sotto le mentite spoglie dei rimborsi elettorali.
Successivamente vari interventi normativi (nel 1997, nel 1999, nel 2002) fanno lievitare del 600% la misura dei contributi pubblici, con una pioggia di miliardi sborsati dall’erario, anche per i partiti che avessero ottenuto l’ 1% alle elezioni.

UNO SPERPERO, un abuso; finche’ la XVII legislatura non interviene col piccone. Il decreto legge n. 149 del 2013 abolisce il finanziamento pubblico diretto, sostituendolo con un sistema di agevolazioni fiscali per le donazioni private; la legge n. 175 del 2015 rafforza i controlli sui bilanci dei partiti; un disegno di legge approvato dalla Camera nel giugno 2016 sancisce ulteriori restrizioni.
Secondo: le immunita’ parlamentari. Nella Costituzione originaria c’era l’autorizzazione a procedere, ossia il visto obbligatorio delle Camere per sottoporre a processo penale deputati e senatori; e c’era l’autorizzazione agli arresti. Nel 1993, durante Tangentopoli, una revisione costituzionale le ha cancellate entrambe, lasciando sopravvivere l’assenso parlamentare soltanto quando non sia ancora intervenuta una sentenza definitiva di condanna. Adesso l’ultimo passaggio: dalla riduzione alla disapplicazione delle immunita’ superstiti. Nelle 16 legislature precedenti furono appena cinque i voti favorevoli all’arresto di un parlamentare; in questa legislatura se ne contano gia’ tre. Francantonio Genovese (maggio 2014); Giancarlo Galan (luglio 2014); Antonio Caridi  (agosto 2016). Del resto, guai a negare l’autorizzazione: accadde nel 2015 per il senatore Azzollini, e palazzo Madama rischiò di finire come la Bastiglia”.

Terzo: i vitalizi, per l’appunto. Introdotti nel 1954 per i parlamentari cessati dalla carica, erano già stati sforbiciati nel 2012, rimpiazzando le vecchie e generose regole con un sistema di tipo previdenziale. E però non basta, non basta mai. Cosi la legge Richetti, votata il 26 luglio dalla Camera, allunga le forbici anche sugli ex parlamentari, nonostante i dubbi di costituzionalità circa il rispetto dei diritti quesiti e circa l’uso della legge in una materia riservata ai regolamenti di Camera e Senato. Non che il ddl Richetti sia passato senza contrasti fra i partiti, ci
mancherebbe. Tuttavia la zuffa più accanita si è sviluppata attorno al
copyright del provvedimento, conteso fra Pd e M5 Stelle.

Quarto: il suicidio del Senato. La riforma Renzi-Boschi, licenziata in Parlamento l’anno scorso, lo trasformava in un orpello delle nostre istituzioni, in un dopolavoro per consiglieri regionali sfaccendati. Con
soluzioni, dunque, ben più radicali rispetto alla riforma del Senato approvata nel 2005, e peraltro destinata a entrare in vigore solo nel 2016, per i nipotini dei senatori che l’avevano votata. Stavolta, invece, intervento senza anestesia, senza rinvii. Ma il referendum del 4 dicembre ha
respinto la riforma: perché tenere aperto un Senato di fantasmi, quando sarebbe più semplice abolirlo, cancellarlo dalla faccia della terra?

Morale della favola: cari partiti, cari parlamentari, state sbagliando tutto. Pensate di placare l’odio delle folle, chinando il capo sulla gogna; in realta lo ravvivate, le vostre maschere dolenti sono come il sangue della preda che attira gli squali. E in secondo luogo questo atteggiamento non costituisce una espiazione dei peccati trascorsi, ma semmai l’ultimo peccato, l’ultimo oltraggio alla dignità del Parlamento.

Che può  svilirsi gonfiando il portafoglio dei chierici (ahimè  succede in lungo e in largo), ma altresì  svuotando la chiesa dei suoi simboli sacri. Non a caso per fare un solo esempio l immunità dagli arresti risale al 1790, quando l’Assemblea nazionale francese reagi’con un decreto all’incriminazione del deputato Lautrec; e nel 1947, alla Costituente, l’istituto fu progettato da Mortati, il maggiore fra i
costituzionalisti italiani. Giacché non è vero, non è sempre vero, che
le prerogative dei parlamentari introducano altrettanti privilegi. Dipende dai casi, dalle circostanze. Ma non si può vietarne l’uso per contrastarne l’abuso.”

Commento del Prof. Pittaluga :

” Sono molto preziose queste riflessioni, non solo per i nostri interessi personali, ma anche per capire dove sta andando il Paese.
L’articolo di Ainis è molto interessante e fa il paio con un articolo di Panebianco sul Corriere della Sera di alcuni giorni fa.
Il punto essenziale è che il nostro paese sta vivendo una fase di anti-parlamentarismo. Tali fasi sono ricorrenti nella democrazia italiana. A queste fasi sono in genere seguiti momenti tragici o di grave crisi del regime democratico.
Basti pensare all’intervento dell’Italia nella Prima Guerra mondiale, non voluto
inizialmente dal Parlamento, delegittimato, tuttavia, da movimenti di piazza.
Basti pensare all’avvento del fascismo, preceduto da una campagna di
deterioramento della credibilità del Parlamento.
Nella fase attuale questa nostra istituzione è stata di fatto delegittimata
dal complesso giudiziario-mediatico, che ha partire da Tangentopoli ha teso a
presentare i politici o chi fa politica come imbelle e corrotto.

Bene fa Ainis a ricordare che nel nostro sistema democratico non esiste più la immunita’
parlamentare. Si tratta di un fatto che inevitabilmente determina uno squilibrio tra i poteri dello stato. Per capire l’importanza di questo  istituto basterebbe capire che esso negli Stati Uniti d’America fu istituito alla fine del 700. Possibile che nessuno spieghi agli Italiani che senza immunità parlamentare si ha uno squilibrio tra i poteri dello stato e il giudiziario
(costituito da individui non eletti) prevale sul Parlamento (eletto dai cittadini).
Ma veniamo ai vitalizi. Su questo problema credo sarebbe utile che qualcuno
spiegasse agli Italiani due cose:

1. La loro eliminazione implica il fatto che non vale più il principio della
non retroattività delle leggi. Quando in passato qualcuno scelse di fare
attività politica nelle istituzioni valutò i pro e i contro di tale scelta. Oggi
si vorrebbe alterare ex post il quadro normativo in cui tale scelta fu assunto.                       Se passa questo principio è facile capire che d’ora innanzi in questo paese
le scelte avvengono in un quadro di totale incertezza. Figuratevi quali
effetti benefici per l’economia;
2. Eliminare i vitalizi vuol dire ridurre la remunerazione di consiglieri
regionali e parlamentari. Non occorre aver studiato economia per capire che ad
una più bassa remunerazione corrisponde una più bassa professionalità. In
poche parole alla politica e alle cariche elettive saranno interessati solo quelli che
hanno competenze infime e che useranno la politica per ottenere quei
compensi che nel mercato del lavoro mai otterrebbero.

Non mi pare una buona soluzione ai gravi problemi di cui soffre il paese.
Mi pare più una reazione emotiva che si inserisce nel clima di caccia alle
streghe suscitato dal complesso mediatico-giudiziario”.

Un caro saluto,

Giovanni B. Pittaluga

Un pensiero su “Riflessioni sui vitalizi del Prof.G.Pittaluga già Vice Presidente della Regione Liguria

  1. Assolutamente concorde con la sua analisi , gentilissimo Prof. Pittaluga, considerando che non solo , trattasi di reazione suscitata , come dice giustamente Lei , dal complesso mediatico-giudiziario, ma alimentata , altresì da figuri che si riconoscono nel M5S, che credono che il populismo bieco e di pancia, da essi propagandato, conduca questo povero, martoriato Paese , alla presunta salvezza.
    Da scienziata politica laurea classe 1993 Università degli Studi di Genova, trovo veramente rivoltante, (mi perdonerà la parola non molto colta…) , l’arroganza di costoro, che provenienti da un movimento, come lo chiamano loro, in realtà trattasi di un’azienda …. sono riusciti a vendere un prodotto a centinaia di migliaia di italiani, un prodotto che sa molto di fregatura , a chi abbia la razionalità e la preparazione intellettuale per comprenderlo . Sono veramente fantastici : sono contro tutto e contro tutti, loro sono gli unici puri ed immacolati, peccato però che alla prova dei governi locali essi rivelino tutta la loro insipienza , la totale mancanza di preparazione a livello normativo, quando non provocano con le loro azioni , danni incalcolabili (vedasi la Raggi a Roma), dovuti a totale incapacità ed umiltà .
    Vedremo come finirà , soprattutto considerando che ormai siamo già in campagna elettorale per le politiche del prossimo anno , per cui ci sarà da riflettere con molta calma e ponderazione, per fare in modo che questo Paese non venga gettato in pasto ai lupi ……. Un caro saluto – Bea –

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