“TRADITORE”

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“TRADITORE”
Devo dire che i tra vari epiteti che mi sono stati rivolti nella mia esperienza “politica” questo mi mancava.
Intendiamoci io non desidero fare carriera nella politica, né tanto meno assurgere a cariche, ho già molto da fare con altro.
Certo la domanda viene spontanea: perché lo fai allora? Perché semplicemente ritengo che sia un dovere di partecipare e tentare di migliorare qualcosa con le capacità che abbiamo.
Lamentarsi, protestare e non essere partecipi non serve a nulla.
Ma andiamo con ordine, cominciamo con il primo “complimento” rivoltomi alla prima esperienza di consigliere comunale: “COLLABORAZIONISTA” solo perché ritengo e ritenevo che fare opposizione non vuol dire essere contro per partito preso.
Secondo complimento: “ONDIVAGO, non sa da che parte stare”, è vero non sto’ da nessuna parte se non con la mia coscienza.
Terzo complimento: “SERVO IDIOTA” cioè colui che non capisce nulla ed è utile per i disegni del padrone.
Sull’essere “IDIOTA” posso anche concordare ma sul “SERVO”? non ho mai ricevuto o volute ricompense di nessun genere, né chiesto favori in cambio del mio mettermi a disposizione.
Quarto complimento: “FEDELISSIMO”, chiaramente data la mia età non si poteva usare l’appellativo “TANOBOYS” per classificarmi. Tanto per chiarire, l’unica persona a cui sono fedele è mia moglie e alla mia coscienza. Sono stato critico quando era il caso e continuerò ad esserlo, la partigianeria non mi appartiene.
La lista potrebbe andare avanti, ma passiamo all’ultima novità: “TRADITORE”.
Questa mi mancava e chissà quale sarà il prossimo.
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Forse perché quando un progetto non mi convince non voglio esserne parte?
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Forse perché rivendico la mia autonomia di pensiero, sbagliato che sia?
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Adesso aspetto la prossima etichetta.
Mauro Merlenghi

Pirandello aveva ragione

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Leggo che a Kherson “i russi bombardano i russi” dopo essere scappati sull’altra sponda del Dneper.
Le settimane precedenti -lo saprò oggi- per non far vedere che le eroiche truppe “ukro-atlantiste” sfondavano una porta aperta, i media occidentali hanno oscurato la notizia di un esodo biblico di massa dalla Città.
Poi a reti unificate ci hanno fatto vedere migliaia di borghesi accogliere festanti l’esercito “ukro-atlantista”: stupore, ma non erano cittadini della “Novorossia” e della nuova Repubblica di Kherson federata da Putin la settimana scorsa tra cerimonie e festeggiamenti per il ritorno in grembo alla Grande Madre Russia?
Poi abbiamo visto dei borghesi filorussi legati ai pali della luce con i nastri adesivi alla gogna come collaborazionisti.
Saranno migliaia, ci siamo detti, e invece erano sempre gli stessi, quattro o cinque al massimo.
Senza malignare, mi sono detto: “Devo avere perso qualche puntata”.

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Poi ho visto su un muro un avviso in caratteri cirillici e ho capito tutto.
“I residenti della regione di Kherson riceveranno denaro per l’alloggio nei sobborghi. Le famiglie che “vogliono iniziare una nuova vita” avranno la possibilità di acquistare un appartamento in qualsiasi regione della Federazione. Sono inoltre previsti altri compensi “per mobili e altre spese”.
Allora, malignamente, ho pensato, con Massimo Catalano il compianto filosofo dell’ovvio, che “è meglio una nuova vita in un appartamento ben arredato a San Pietroburgo” che la vecchia vita a Kherson ai piani alti di un alveare umano sotto le bombe russe.
Bruno Giri

Quando si scherza con l’acqua e col gas

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Un “politico” di terza fascia ieri mattina mi chiedeva perché non mi faccio i cazzi miei invece di interessarmi degli A.T.O., acronimo di Ambito Territoriale Ottimale, dell’acqua e del gas.
Credevo fosse un “avvertimento” e invece era curiosità allo stato puro.
Mi sono intenerito nello scoprire che era ancora vergine, la Mamma non gli aveva detto ancora niente.
Non sapeva dei poteri affidati nelle “partecipate” al socio privato e era all’oscuro dei patti parasociali sull’affidamento diretto di incarichi professionali e di lavori in deroga.
Tanta roba, sedurrebbe anche Maria Goretti, figuriamoci certi bagascioni in circolazione.
Tutto legale, alla luce del sole, con i soliti teatrini nei Consigli comunali che devono aprire la porta al privato e quelli che “non ci stanno”, come a Ventimiglia il “Caso Scullino”, vengono sciolti e il commissario dà subito dopo la delega in bianco sull’acqua pubblica al presidente della provincia, fan di IREN, in attesa che arrivi la convoca del gas.
Non mi stupirei di trovare nella gerla di Babbo Natale una sorpresa analoga.
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Ieri mattina avevo fretta, dovevo prelevare i Nipotini a scuola, e per chiudere gli ho fatto un esempio pratico, quello del conflitto nell’ATO Genovese tra IREN Tigullio e il sindaco di Chiavari per i lavori “extra”.
Mi sono riferito a una guerra di trincea che intasa il T.A.R. e che riguarda la pulizia delle canalizzazioni delle acque bianche, delle caditoie e dei braccetti di collegamento dopo ogni temporale e più in generale la raccolta e l’allontanamento delle acque meteoriche e di quelle reflue provenienti dagli insediamenti umani.
A questo punto il mio interlocutore mi ha mostrato un foglio datato 14 novembre 2019 con l’elenco delle cambiali che Scullino avrebbe “protestato”.
Era un documento del presidente del Comitato di Quartiere “Magliocca-Gallardi” che, tra buche stradali e lampioni assenti, tra griglie e tombini intasati e problemi di segnaletica ingannevole, tra muri spanciati e telecamere contro i furti e le discariche abusive, toccava i punti dolenti dell’acqua potabile e del gas.
Col telefonino ho fotografato la reverente supplica dei sudditi genuflessi: sul ciclo integrale dell’acqua di “Rivieracqua” che include le fognature: “8) Risoluzione della problematica di perdita di tubo della fognatura in Via Gallardi sotto il ponte autostradale. Problematica segnalata già da svariati mesi all’amministrazione e alla presidenza di AIGA. Ciò comporta gravi violazioni di legge in relazione all‘igiene e alla sanità pubblica”.
Sull’A.T.O. imperiese del gas che è come Godot, ma un giorno o l’altro arriva: “14) Valutazione di fattibilità per messa in opera di tubazioni gas di città (metano) ove assenti. Possibilità di raccolta firme proprio per sollecitare anche la società erogatrice gas (Italgas?) a provvedere all’installazione e messa in opera. Ciò è di fondamentale necessità per la cittadinanza.”
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Gli ho spiegato che “de minimis” le cambiali Scullino le aveva girate con delega in bianco ai suoi assessori, sorvegliati da un city manager, e che avevano a disposizione un budget adeguato e ottimi tecnici dell’apparato comunale.
Quanto al resto, acqua e gas, gli ho aggiunto che coi privati nei due A.T.O. provinciali pubblici, Ventimiglia “commissariata” se lo sogna e in futuro è destinata a vivere prona e genuflessa a 90 gradi.
E ho concluso che Scullino si è ribellato e ci ha lasciato le piume.

Bruno Giri

Realtà, retroscena, e “duck test”

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“Bisogna sempre stare attenti perché spesso la realtà non è quel che sembra o come ci viene raccontata! Magari a distanza di tempo si viene a conoscenza di qualche interessante retroscena ed allora tutto assume un altro significato! Occhi aperti amici !!! Buon sabato.”

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Andrea Spinosi questa mattina da Ventimiglia Alta ha fatto cadere su Ventimiglia Bassa questo invito a stare attenti e non per un affare di corna.
Non lo nascondo, sono un suo fervente ammiratore da quando da Presidente leghista del Consiglio comunale il 23 maggio scorso ha definito “carbonari” Roberto Nazzari, Domenico Calimera e Massimo Giordanengo, i tre consiglieri leghisti che sono andati a firmare da un notaio con i sei consiglieri del PD per sciogliere l’Assemblea e far decadere la Giunta e il Sindaco Gaetano Scullino.
Purtroppo per la proprietà transitiva da questo “insieme”, al quale “last minute” si aggiungerà il consigliere Ino Isnardi, che definirei “Fratello di sé stesso più che Fratello d’Italia”, l’epiteto si è trasferito all’intero “insieme” della Lega, magari ad alcuni collusi tipo Flavio Di Muro, Mabel Riolfo e Simone Bertolucci, però non ufficialmente coinvolta come Partito gerarchicamente strutturato.
Questa mattina leggo su “Sanremonews.it” che i tre “carbonari” e la loro ruota di scorta pignasca si sono incontrati a nome e per conto del “Centrodestra Unito” a meditare sui destini della coalizione.
La medesima proprietà transitiva trasferisce, ovviamente, le loro meditazioni al livello gerarchico superiore, quello provinciale, perché a primavera si voterà anche a Bordighera e a Imperia e tra diciotto mesi in appello a Sanremo.
Ah! dimenticavo! Allo storico incontro, rivela sempre “Sanremonews.it”, hanno assistito anche alcuni laici, frustrati, ingrati e incompresi, li lascio anonimi e chiusi nella ristretta cerchia dei loro familiari, parenti e amici costretti a votarli per dovere d’ufficio.

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Torno a ripeterlo, ho fatto politica in un’altra delle mie vite precedenti, ero democristiano della corrente di destra, Zaccari a Imperia, Lucifredi a Genova, Scelba a Roma e Sturzo in biblioteca e ho raggiunto la pace dei sensi.
Però l’allusione di Andrea Spinosi a “qualche interessante retroscena” mi intriga come in un giallo di Agatha Christie e mi spinge a cercare di “venirne a conoscenza”.
Ed è lì che, purtroppo, mi è toccato dare ragione ai miei tre nemici giurati in politica, a Georgi Valentinovich Plekhanov, il pensatore tartaro padre nobile del marxismo russo che ha scoperto l’eterna e immortale categoria degli “utili idioti”, a Vladimir Ilyich Ulyanov detto Lenin che l’ha utilizzata e a Antonio Gramsci che l’ha tradotta in italiano.
“Absit iniuria verbis”, conosco bene il confine tra “utile idiota” e solo “idiota”, però anche la Liguria è piena di loro ad animare i retroscena, bisogna farsene una ragione, in certi casi poi, come in provincia di Imperia, è addirittura in atto una epidemia di “utile idiozia”, con Ventimiglia come Codogno.
Senza pubblico per il quale fare notizia diventano “inutili idioti”, ecco perché trasferisco la mia indagine sui “furbetti” che li utilizzano.

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Per indagare userò il mio consueto metodo, il “duck test”, il test dell’anatra, con la premessa maggiore “certa”, quella minore “dubbia” e la conclusione “probabile”: “Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra.”
L’autopsia del “Campo largo” di Letta rappresenta la “certezza”, e la sua controprova è la vittoria del “Centrodestra Unito” alle politiche.
Sul tavolo dell’obitorio ci sono tre inquilini sfrattati da Palazzo Chigi, Letta, Renzi/Calenda bifronti e Conte, sezionati dal bisturi della “Sindrome nostalgica del Premier”.
In Liguria il “dubbio” trova smentita soltanto per Conte perché nella Patria del loro Fondatore i grillini non attecchiscono in maniera significativa, il PD e “Renzi/Calenda” invece nuotano e starnazzano.
E qui ai piedi del “Centrodestra Unito” casca l’asino, anzi il cavallo, quello di Troia, il “Terzo Polo”, dentro il quale le due anatre di sinistra cercano di espugnarlo usando, appunto, legioni di “utili idioti”.
Per scoprirli la “password” è sempre la stessa: “Bisognosi” che apre il menu della cartella “Bisogni” suddivisa in tanti “file” tipo “tengo Famiglia” o “tengo Azienda” o “tengo Studio professionale”, o “Tengo bottega” e altri ancora fino al “file” residuale: “Tengo una testa di cazzo”.

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Tornando a noi, chi legge è libero di incasellare come vuole in un “file” questo o quel protagonista in uno qualsiasi dei vari focolai di questa epidemia, io mi limito agli “interessanti retroscena” di Andrea Spinosi a Ventimiglia.
Quando a casa di Scullino e Palmero ho visto la Paita, ex PD che ha incontrato Calenda e Renzi sulla strada di Damasco, ho subito pensato alla lupacchiotta che perde il pelo ma non il vizio.
Quando ho visto la volpe di staff indossare la giacca di Scullino e entrare nel suo pollaio mi sono chiesto: “Cui prodest? in politica e poco dopo nel vedergli mangiare, una a una, le galline, ho capito che tra i due Poli aveva scelto il terzo.
Quando tra quelle galline ce n’erano anche con la maglietta “Cambiamo” mi sono preoccupato per il pollaio di Toti e di Scajola junior.
Quando nel Tempio di Calenda ho assistito al rito di iniziazione dell’apprendista libero pensatore Giuseppe Palmero strappato al plagiatore Scullino mi sono reso conto che Ventimiglia era diventato il Donbass degli invasori.
Sono soltanto alcuni momenti flash di retroscena ben più vasti e profondi però eloquenti.
Penso alle ligagne con Biancheri su “Porto di Sanremo”, o ai doni “propter nuptias” del matrimonio di “Rivieracqua” con i privati di IREN, penso alla danza del ventre a Mulè per Scajola senior e a tante altre cose che ho in mente ma che non posso dire.
A questo punto devo pentirmi di avere rifiutato un caffè che gentilmente mi aveva offerto Simone Bertolucci senza conoscerci di persona, altrettanto per Mabel Riolfo e per Flavio Di Muro, che anche loro, come Gaetano Scullino, in fondo, devono essere bravi Cristi che amano questa meravigliosa Città.
Potrebbe essere un amore di gruppo, senza affari di corna con “utili idioti” nell’armadio.

Bruno Giri

Sfogliando l’album dei ricordi ho trovato un quadrifoglio appassito….

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Guarda caso, la funzione “On This Day” di Facebook di ieri riportava indietro di quattro anni il calendario fino a sabato 24 novembre 2018 per farmi rileggere due miei post di quel giorno che si direbbero pubblicati questa mattina a Ventimiglia invece di allora a Sanremo.
Il primo post è sul segreto per diventare sindaco e il secondo è sul perché ogni volta ci meravigliamo di un dissesto geologico annunciato

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Il primo post potrebbe essere l’incipit della storiella del “vertice della Federazione Liste Civiche tra i fedelissimi dell’ex sindaco Scullino” che si è svolto martedì sera “nella sede di via Gramsci” alla “presenza di molti ex componenti dell’Amministrazione”, come intitolava ieri “Sanremonews.it” nel darne il sensazionale annuncio.
E come questa mattina “La Riviera24” inaugura la telenovela appendendo alla porta un fiocco azzurro che nasconde quello “Rosso-Calenda/Renzi”.
Si tratta del copia-incolla del post di Claudio Cerri che a Taggia, assieme a Tano a Ventimiglia e a Asquasciati a Sanremo, è sul mio podio dei tre migliori sindaci dell’estremo Ponente ligure.
Eccolo: “Abbiamo appreso che per vincere le elezioni comunali a Sanremo ci vuole il “GURU”. Ma come si fa a diventare guru? E’ facile. Si studia a fondo “Fenomenologia del perfetto credulone”, poi si va da un candidato Sindaco e si dice: ” Salve, sono un guru, mi chiamo Wolf, risolvo problemi e faccio vincere le elezioni. Sono bravissimo, tanto è vero che sono riuscito a far vincere le elezioni persino a due soggetti come Obama e Trump, perciò costo caro e non faccio sconti, neanche durante il black Friday, non sono mica un mercante di tappeti.” Se il candidato sindaco risponde che vuole spendere al massimo 500 euro di “santini”, si estrae dalle tasche un mazzetto di santini già pronto e si dice: “vu’ cumprà?””.
Uguale, uguale, uguale a Ventimiglia oggi!
Con una sola variante, direttore generale al posto di sindaco, e con un punto interrogativo su un incarico di staff per Ventimiglia, Città di 25.000 abitanti, quando Sanremo, Città di 60.000 abitanti, ne fa a meno.

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Il secondo post non l’ho copiato-incollato da Cerri, è mio: “Per la politica la meteorologia è una scienza esatta che si applica su scala cromatica infallibile mentre invece la geologia è una opinione da adattare alle circostanze con flessibilità e sano realismo.”
Non c’è bisogno di spiegazioni, ricordiamo tutti le allerte rosse mentre il sole splendeva sulle scuole chiuse e sappiamo tutti a Ventimiglia quanto è stata “flessibile e realisticamente sana” negli ultimi tre anni l’opinione in materia geologica della Sindachessa 2023 in pectore e del suo “Guru”.
Senza dimenticare che a loro due Tano aveva dato carta bianca nel delegare a lei le cure del territorio e a lui la supervisione dell’attuazione del Programma, in considerazione del loro titolo di studio e della loro professione privata.

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Il Programma elettorale 2019 della coalizione [“Scullino Sindaco” – “Lega” – “Forza Italia” – “Fratelli d’Italia” – “Ventimiglia nel cuore”], a trazione partitica, era ovviamente centripeto e politico e le Linee Programmatiche approvate dal Consiglio Comunale l’8 luglio 2019 sono il suo copia-incolla anche delle virgole.
Di dissesto geologico non si parla, sono cose da nascondere in campagna elettorale, il cittadino comune non le capisce e poi non portano voti.
Passano soltanto tre mesi e a ottobre undici Regioni italiane sono devastate da ondate di maltempo furiose e continue che mostrano ancora una volta quanto è fragile il nostro territorio.
La Liguria è ai primi posti e Ventimiglia in testa per frane, smottamenti e crolli sulla terraferma, fenomeni che sul litorale interfacciano le criticità della protezione dalle mareggiate e che si aggiungono a un imponente arretrato di decenni.
Così i “cahiers de doléances” al suo ritorno nel giugno 2019 riempiono i registri di Gaetano II°, già strapieni delle “”plaintes e remontrances” ereditate dal suo predecessore PD e a rendersene interpreti sono i Comitati di Quartiere.
Molti di questi Comitati sono istituzioni storiche antichissime, alcune medioevali, altre invece spuntano come funghi sotto la spinta di un torto subito, tipo quello di Asse fondato il 22 febbraio scorso per reagire all’invasione delle cooperative e con giurisdizione “via Dante (lato levante), via Tacito (lato Ponente) corso Genova e Passeggiata Trento e Trieste”.
Però il dissesto geologico autentico quello maggiormente sofferto dalla gente, lo sappiamo, è quello quotidiano sulla terraferma non in spiaggia, e a denunciarlo sono soprattutto i Comitati di Quartiere blasonati, quelli con quattro quarti di nobiltà, come il “Magliocca-Gallardi” o il “San Lorenzo-San Bernardo” a loro volta ripartiti in frazioni, zone e località particolari.

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Prendo un’icona storica di questi “cahiers”, la via “Due Camini”, il suo dissesto e la sua chiusura, per due precise ragioni.
Primo: fino all’ultimo coi fondi della Protezione Civile del P.N.R.R. la sua conclusione favorevole prima della sconfitta è stata in ballottaggio con i 3,3 milioni che l’aspirante sindachessa e il suo guru hanno dirottato ai “surfisti” sulla spiaggia tra via Lamboglia e l’Hotel Kaly.
Secondo: per raccogliere un lascito del compianto presidente ad honorem del Comitato “San Lorenzo-San Bernardo” Agostino Modesti che ci ha lasciati alcuni mesi fa.

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La faccio breve in rapida sequenza.
In piena tempesta il 24 ottobre 2019 e in assenza della delegata e attuale aspirante sindachessa 2023, Tano porta lui in Giunta sei interventi sulla viabilità di versante maggiormente compromessa tra i quali: “Intervento n° 3: Ripristino della muratura sottoscarpa franata in via Due Camini e ripristino della regimazione delle acque bianche.”
È il punto più acuto e sofferente di un ben più ampio ed esteso labirinto stradale dissestato da movimenti diffusi di sprofondamento della carreggiata a valle, anche per l’assenza di un sistema efficiente di captazione delle acque meteoriche.
Il 7 ottobre l’ingegnere Paolo Biancheri aveva già consegnato i sei “studi di fattibilità degli interventi necessari a garantire maggior resilienza a altrettante criticità” da lui monitorate con il relativo quadro economico che saldava in complessivi 1.255.476,94 euro.

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Dovranno trascorre 605 lunghi giorni, cioè un anno, sette mesi e ventiquattro giorni (LA METÀ DELL’INTERO TRIENNIO TRASCORSO!) prima che finalmente! il 4 marzo 2021 la responsabile “politica” si decidesse ad accogliere le offerte del professionista in questione e di un geologo per mandare avanti almeno un primo progetto da proseguire con lotti successivi.
In soli ottantadue giorni, neanche tre mesi, già il 25 maggio 2021 i due tecnici metteranno la Giunta in condizione di approvare lo studio di fattibilità tecnico-economica del consolidamento dei primi cento metri di via Fontana a partire dall’innesto con via Sant’Anna.
In tempo per prendere la strada a tempo scaduto l’8 luglio 2021 in Consiglio comunale dedicato alla “Approvazione piano degli interventi infrastrutturali in materia di viabilità e mobilità ciclistica” dove al 10° posto troviamo: “Strada due Camini San Bernardo Sant’Anna” per un importo complessivo di 1.255.476,94 euro.
Peccato che la finestra temporale 2021 per la presentazione alla Regione delle richieste di contributo da parte dei soggetti interessati per l’anno 2021 fosse dal 26 aprile 2021 al 28 maggio 2021 (Delibera Giunta regionale n° 336-2021 approvata nella seduta n° 3667 del 3 aprile 2021) e che lo yogurt “Via Due Camini” sia scaduto.
E infatti il 26 ottobre 2021 la Giunta regionale con delibera n° 928-2021 ammetterà a finanziamento una quindicina di Comuni e la Provincia di Savona e Ventimiglia non c’è tra loro.
In compenso veleggiavano sul surf la nostra sindachessa in pectore e il suo guru dopo aver fatto approvare dalla Giunta il 15 aprile 2021 il “Progetto di fattibilità tecnica ed economica del completamento della riqualificazione delle spiagge del centro abitato comprese tra via Lamboglia e la foce del fiume Roya” ammesso dalla Regione e finanziato, udite! udite! con i fondi PNRR della Protezione Civile destinati alla mitigazione del rischio geologico dopo le calamità 2018-2020.

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Chissà cosa avrà risposto il commissario prefettizio al presidente dello storico Comitato di Quartiere “Magliocca-Gallardi” il 28 luglio scorso quando si è sentito chiedere notizie e sollecitare un interessamento per il “ripristino di via Due Camini”?
Almeno gli avrà saputo dire se tra il terzo lunedì di gennaio di quest’anno e il terzo lunedì di febbraio l’interessata e il suo guru hanno infilato la finestra temporale 2022?
Quanto a Tano immagino cosa pensa di tutto questo: “Meglio perderli che trovarli!” e non ha torto
Bruno Giri

In primo piano

Ormai ci siamo abituati all’improntitudine e restiamo impassibili e indifferenti nell’ascoltare, vedere e leggere cose sconce e invereconde però declamate con forza e autorevolezza.
Ce le sbattono in faccia appena desti, ce le portiamo dietro tutta la giornata e di notte il subconscio lavora nella nostra memoria rigida.
Manovra finanziaria a parte, questa mattina i temi sono due: quello di Aboubakar Soumahoro e dei migranti e quello di Makeevka, villaggio nella Repubblica popolare di Luhansk dove alcuni soldati ucraini avrebbero “bullizzato” dodici prigionieri russi spedendoli al Creatore con una mitragliatrice mentre erano disarmati e proni a terra.
Al numeratore può esserci indifferentemente la pasionaria di Ventimiglia reduce dal pellegrinaggio a Napoli in occasione dello scioglimento del sangue di San Gennaro Calenda oppure il New York Times, portavoce del Procuratore Generale dell’Ucraina, la cosa non cambia, purché al minimo denominatore comune ci sia qualcosa di sconcio e di inverecondo da somministrare.

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Sulla improntitudine della pastorella intemelia, illuminata dall’apparizione del suo Vate Solipsista, l’amico Gianni Berrino, fresco di elezione al Senato della Repubblica ha detto la sua, e lo ha fatto usando una aggettivazione soft, “assurdo” e “paradossale”, che non mi sento di condividere.
Perché in questo momento prendere le difese della Francia “provocata” dall’Italia e di un Macron che giustamente reagirebbe alle “provocazioni” della Presidente Meloni, per me, è “sconcio” e “inverecondo”.
Questo dopo che lui ha sospeso il Trattato di Maastricht e chiuso la frontiera per rischio terrorismo: ma quello dei migranti che si aggirano sotto i ponti affamati e senza un riparo di fortuna per la notte, ditemi! che cazzo di terrorismo è?
Cose che offendono la decenza e il pudore e che a Ventimiglia sono un oltraggio alla realtà sotto gli occhi di tutti.
Deve aver baciato la statuetta-gadget di Calenda con dentro l’acqua benedetta il giovane diacono Giuseppe Palmero quando “felice” si offre come testimonial di una realtà alternativa da vedere con gli occhiali di “Azione”.
Un Partito della fanta-sinistra sempre incinta del quale francamente in giro non si avvertiva il bisogno.
E neppure la necessità di aggiungerlo al già ricco campionario sul mercato nel quale c’è chi sulla 7 in materia di migrazione dall’Africa è riuscito a far arrossire dalla vergogna anche l’onorevole Aboubakar Soumahoro.

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Le due brevi sequenze del massacro di Makeevka scoperte cinque giorni fa sul telefonino di un prigioniero ucraino parlano da sole, le ho postate sulla mia pagina Fb opportunamente “velate” da un “caveat” rivolto alle persone sensibili.
Nella prima sequenza girata in un’aia rurale con animali da cortile si vede un mitragliere in divisa mimetica ucraina in piedi che interpella in russo il primo della fila di dodici soldati proni a terra il quale solleva il capo per rispondere: “Chi è l’ufficiale?” e subito dopo il video prende a traballare al fragore di ripetute scariche di mitragliatrice.
La seconda sequenza è girata da un quadricottero in dotazione ucraina che riprende il teatro del massacro da qualche metro di altezza e mostra la medesima fila di undici soldati russi crivellati di colpi e il dodicesimo cadavere spostato in avanti di un paio di metri.
Di horror bellico ne vediamo in abbondanza nei film, ma una strage dal vivo, in diretta, e con armi e proiettili che abbiamo pagato noi, magari avendo nella cameretta accanto un Nipote della stessa età di quei ragazzi vivi che muovono il capo e un attimo dopo grondano sangue, beh! ragazzi! è un pugno nello stomaco.
Eppure l’improntitudine del New York Times arriva al punto di riaccendere i riflettori nello studio cinematografico dove in primavera aveva girato il film bufala “Bucha” e lo fa per dare delle due sequenze una versione sconcia al limite dell’osceno e per dirci in maniera invereconda che la realtà è un’altra, diversa da come la vediamo con i nostri occhi.
Ecco come TESTUALMENTE il New York Times descrive l’accaduto.
“Il dodicesimo soldato russo esce dal riparo e apre il fuoco, mirando a uno dei soldati ucraini. Gli ucraini sono colti di sorpresa. Il soldato ucraino che filma questa scena è colpito. Dopo un’analisi fotogramma per fotogramma, diventa chiaro che il soldato ucraino in piedi accanto a lui (“il mitragliere attaccante”) solleva l’arma, la punta, mira e spara in direzione dei russi. Il video finisce e non è chiaro cosa è successo dopo.
Il secondo video, girato dall’alto, mostra il finale cruento: i soldati russi giacciono immobili, molto probabilmente morti.”
Ecco le prove “inconfutabili” del New York Times a dimostrazione che le due sequenze sono frammenti di un’azione di guerra e che i dodici russi se la sono cercata.

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Per oggi direi che è tutto.
Solo una breve annotazione: l’espressione soft l’ho usata anch’io nel parlare di “improntitudine” perché lo zoticone che abita dentro di me suggeriva una terminologia molto più pesante.
Bruno Giri

Lega, Bertolucci e palle …da tennis

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“Vieni, che te la spiego io!” è un capitolo del “Manuale del Carbonaro” in distribuzione in tutte le edicole social a Ventimiglia e circondario.
Le cose da spiegare sono tante, da quelle trucide dell’agguato a Tano a quelle politiche del tracollo elettorale del 25 settembre scorso ma soprattutto quelle locali affidate a uomini del Partito mandati in Comune nel 2019 a fare le cose promesse nel Programma.
Non ho avuto bisogno di una trombetta che mi raccontasse le spiegazioni date su questo punto ai Comitati di Quartiere il 12 novembre scorso dai carbonari, è stato sufficiente leggere gli annunci diffusi sui social con l’arrière-pensée di far vedere al Tavolo del “Centro destra unito” che la Lega intemelia ausculta e programma.
Ho letto che quel giorno la Lega ha incontrato i Comitati di Quartiere e che ha puntato il dito contro Scullino “Opere non realizzate per le sue resistenze”.
Cioè, in parole povere, la Lega carbonara per giustificarsi passa al vilipendio di cadavere politico.

In una delle mie vite precedenti di mestiere ho fatto per 43 anni il burocrate e in un’altra vita, quella politica, ho fatto il democristiano per 72 anni, dei quali 41 in servizio attivo e 31 nella riserva.
Vite parallele ma non convergenti come quelle di Aldo Moro buonanima.
Anzi separate, ma che oggi in politica mi aiutano a distinguere il sangue dalla merda, per dirla con Rino Formica, un socialista di quelli d’antan, uno che se ne intendeva.
Il sangue di Scullino mi fa sentire Antonio dopo l’orazione funebre di Cesare e la merda invece è quella che vorrei togliere dal suo cadavere politico.
Prendo tra i tanti il caso del tennis di Peglia che viene a fagiolo perchè Tano “Il Resistente” su questa pratica si è messo in standby e ha lasciato fare tutto al suo vice-sindaco Simone Bertolucci, delegato allo sport.
In forza del decreto del 15 ottobre 2019 n. 51 emesso ad hoc dal sindaco “resistente”, il leghista aveva a disposizione dell’Assessorato a scavalco nientemeno che il segretario generale dott. Antonino Germanotta in veste di Dirigente “ad interim” dell’area amministrativa e finanziaria.

  

In campagna elettorale la Lega, assieme alle altre liste in appoggio al candidato sindaco Scullino, aveva promesso non solo ai tennisti e agli abitanti della zona ma a tutti i ventimigliesi, TESTUALMENTE questo: “……riqualificazione e recupero delle aree sportive comunali……sostegno e sviluppo dei campi da tennis zona Peglia (concessione scaduta da ben 14 anni), allaccio alla rete idrica, messa a norma dell’impianto elettrico ……bonifica amianto dell’ex bocciofila di Peglia con conseguente abbattimento per la costruzione di impianti sportivi……”.
L’impegno è stato ufficializzato l’8 luglio 2019 in Consiglio comunale in sede di approvazione delle linee programmatiche e, come dicevo, a realizzarlo era delegato il leghista carbonaro attuale segretario cittadino del suo Partito che ha presieduto l’incontro del 12 novembre scorso per “spiegarla lui” ai Comitati di Quartiere e spandere merda su Tano.

 

Ci sono voluti quattordici lunghi mesi per arrivare a portare in Giunta il 20 settembre 2020 la decisione n. 181 di pubblicare un normalissimo avviso di routine di manifestazione di interesse per trovare qualcuno che dopo “ben 14 anni” fosse disposto ad accollarsi la gestione in concessione dell’impianto sportivo denominato “Tennis Club Ventimiglia” con annessa ex-bocciofila di Via Peglia.
Provvedimento di indirizzo “politico” dichiarato “immediatamente eseguibile” ma che dovrà attendere un mesetto prima che arrivasse quello dirigenziale “di gestione”, cioè fino al 13 ottobre 2020 con la determinazione n° 882 del dirigente ad interim.
In allegato alla “determina” il dottor Mauro Grassano, R.U.P., acronimo di Responsabile Unico del Procedimento, con notevole professionalità e precisione aveva fornito tutti i dettagli dell’oggetto di possibile interesse e aveva chiarito, in grassetto, che “In presenza di manifestazioni di interesse AMMISSIBILI l’Amministrazione potrà procedere ad indire una procedura negoziata, previa pubblicazione di bando adottando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.”

A questo punto ricordo a me stesso che il leghista carbonaro anche con l’ausilio dei tecnici di staff dell’Amministrazione era lì da “politico” non solo per esercitare una funzione decisoria di indirizzo ma anche per seguirne gli sviluppi e svolgere su di essa compiti di controllo e lo ricordo perché in questo caso Simone Bertolucci non ha applicato il detto: “Candu àgimu vistu ‘e cùglie, àgimu ditu che l’èira màscciu.”
Traduco: le “cùglie” da vedere nel suo caso erano il D.U.R.C., acronimo di “Documento Unico di Regolarità Contributiva” indispensabile per essere ammessi a una gara, un requisito che la Stazione Appaltante può/deve chiedere in ogni sua fase, dall’esame della proposta fino al certificato finale.
Mi spiego: all’avviso affisso all’Albo Pretorio hanno manifestato interesse in tre entro il termine del 13 novembre 2020 ma poi il 30 marzo 2021 si sono ridotti a uno in risposta all’invito del 19 gennaio 2021 a depositare una proposta per un importo di 700.000 euro, cioè a mostrare le “cùglie”.
Chiarisco: la Stazione Appaltante da quel momento poteva legalmente vedere se c’erano o no, in via informatica e in un clic.
Osservo: nel frattempo sono già trascorsi 561 giorni che corrispondono a un anno, sei mesi e undici giorni, tanto per la precisione.

 

Quel “uno” che aveva depositato la proposta non era sceso da Marte ma era una gloriosa Associazione dilettantistica con 74 anni di anzianità, una realtà sportiva che è entrata a pieno titolo nella Storia cittadina, con una panoplia di trofei e con pedigree di serietà e correttezza gestionale e contabile, oltre che sportiva, di assoluta eccellenza.
Certo, la tempesta Alex del 3 e 4 ottobre 2020 ha peggiorato le cose e compromesso ulteriormente le condizioni di sicurezza oltre ad aver reso inagibili due dei cinque campi e devastato il piano basso della struttura, però la proposta era all’altezza delle esigenze e assolutamente conforme ai requisiti stabiliti.
Certo, il dottor Antonino Germanotta in veste di Dirigente “ad interim” dell’area amministrativa e finanziaria col 31 dicembre 2001 è stato sostituito ma da una funzionaria assolutamente all’altezza, tant’è che adesso è segretario generale a Sanremo e quindi il vice sindaco carbonaro era in buone mani.
Allora, direte voi, cosa poteva andare storto?

Bene o male, visto che la concessione era “scaduta da ben 14 anni”, con un po’ di buonsenso la gestione poteva proseguire “de facto et pro tempore” almeno per attività come la Scuola Tennis con una quarantina di atleti dai 6 ai 15 anni sotto la responsabilità e la direzione di maestro e istruttore federale, ovviamente con tutte le reali garanzie di sicurezza.
Il tempo occorrente al Comune per fare clic all’I.N.P.S., constatare l’assenza di un D.U.R.C. regolare, dichiarare deserta la gara e IMMEDIATAMENTE, “previa regolarizzazione” (che il Tennis Club Ventimiglia aveva subito effettuato), dopo due veloci esperimenti, se anche loro deserti, aprire una trattativa a privata sulla proposta del club.
Un’area di circa 8.900 metri quadrati e i due entrostanti impianti sportivi, quello del tennis funzionante di 5.400 metri quadrati e quello delle bocce e petanque di 2.700 metri quadrati dismesso oltre a 800 metri quadrati di parcheggi riservati, sarebbero stati custoditi e avrebbero usufruito di un minimo di manutenzione.

Invece il leghista carbonaro il 6 aprile 2021 ha fatto nominare una Commissione Giudicatrice dell’unica proposta depositata
Commissione che senza fare clic all’I.N.P.S. aggiudicherà provvisoriamente la gara al Tennis Club Ventimiglia con verbale del 14 aprile2021.
Verbale recepito il 18 giugno 2021 con una determina dirigenziale di “aggiudicazione e affidamento sotto riserva della gestione dell’impianto sportivo”.
Riserva sciolta il 9 agosto 2021 con una determina dirigenziale dal titolo: “Revoca concessione in gestione dell’impianto sportivo” e sapete perché?
Perché si era accorto che il Tennis Club Ventimiglia aveva le “cùglie” da regolarizzare.
La masturbazione politica si è conclusa il 10 gennaio 2022 con lo sfratto del 74enne Tennis Club Ventimiglia, l’accesso nei locali di migranti, di ladruncoli e di vandali e un pezzo di Storia della Ventimiglia sportiva finito nella desolazione e nell’abbandono.
Chissà come il 12 novembre scorso avranno potuto spiegare queste cose ai Comitati di Quartiere, a cosa avrà resistito questa volta Tano?
Bruno Giri

 

 

“Toto-Sindaco”

In primo piano


Il tormentone elettorale in vista della prossima sessione primaverile è il “Toto-Sindaco”, e ogni giorno sui quotidiani cartacei e online e sui social se ne aggiunge una mezza dozzina che sale alla ribalta.
Se si prosegue a questo ritmo alla fine l’elenco sarà come quello telefonico e prima o poi avremo più candidati sindaci che elettori.
Molti outsider si accontentano di aver lasciato un ricordo di sé nelle redazioni o nel popolo navigante, altri invece ci credono davvero e assumono posture esagerate e francamente comiche e altri ancora sono già ai blocchi di partenza, e c’è chi ha scritto sulla maglietta “Prima il programma!”.
Qualcuno deve avergli parlato di quel pippone illeggibile che bisogna depositare in allegato alla candidatura e lui si è stampato il memo sulla schiena.

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Non siamo in Cina, qui c’è un pulviscolo di Partiti nazionali e ciascuno di loro anche nei paesini più sperduti ha il suo bravo portabandiera che arruola parenti e amici.
Poi ci sono le liste, nascono dappertutto come la parietaria e per le ragioni più diverse, che vanno dal nazionalismo di frazione, di quartiere, di borgata e di condominio ai lampioni spenti, alle fognature che perdono, alle buche nelle strade per arrivare fino alla insostenibile privazione di un “qualcosa”, perduto o mai goduto fino a un istante prima e adesso d’improvviso diventato essenziale e indispensabile.
Ognuno deve avere il proprio programma che ne giustifichi l’esistenza e ogni programma deve per forza differenziarsi da tutti gli altri, non può essere un copia-incolla e neppure fare rinvio al programma altrui.

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Prendi Ventimiglia, chiamata alle urne nella prossima primavera, dove di sindaci ne fioriscono sei o sette alla settimana, tre o quattro sono di quelli che si limitano a crederci mentre un paio si sta già stirando la fascia e il sottopancia tricolore su misura.
Qui vota poco più della metà degli aventi diritto, si dividono in sedici i voti validi e una lista di Partito o civica deve ottenere sui quattro-cinquecento voti ogni consigliere eletto, ovviamente dopo aver attraversato le Forche Caudine dell’elezione diretta del Sindaco di riferimento che vinca.
A sinistra l’ultima volta, nel 2019 in concomitanza con le Elezioni Europee, di candidati Sindaco ce n’era uno solo con un unico programma e con varie liste di riferimento di micro-Partiti o movimenti e di specchietti civici per le allodole.
Stessa cosa a destra, ma con una differenza, la convergenza dei tre Partiti su un candidato Sindaco super partes.
L’attuale alluvione di candidature a Sindaco è sintomo del cambiamento politico in atto a livello nazionale, è come la febbre per la malattia.
Nei terminali provinciali e locali dei Partiti ci sono medici che prendono la malattia dal basso, tastando il polso alla gente e studiando un programma terapeutico adatto alla bisogna mentre dall’alto ci sono altri medici, tipo a destra “Forza Borneo”, che pensano soltanto a tagliare teste col bisturi e il programma lo lasciano fare agli altri perché loro intanto hanno stipulato patti parasociali in deroga con la concorrenza, tipo quello del Nazareno ai tempi di Renzi.

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Impossibile definire il quadro clinico della malattia chiamata “cambiamento”, anche perché per il Presidente ligure Toti è il nome del suo Partito, “Cambiamo”.
I voti presi alla Camera nell’uninominale il 25 settembre scorso non sono sicuramente il termometro adatto per misurare la febbre, si sono confusi e dispersi tra 12 candidati di liste in gran parte abborracciate sotto etichette goliardiche e di fantasia
Abbastanza rappresentativi, invece, sono i risultati al Senato che trasferiti ai sedici seggi del Consiglio comunale vedrebbero la sinistra spaccata, col PD e sue liste satelliti scendere da 6 a 3 seggi più, forse con i resti, un quarto seggio di “Azione” mentre gli altri 12 andrebbero 8 al centrodestra unito ripartiti tra le quattro sue componenti e 4 alle liste civiche, tipo quella Scullino che nel 2019 ottenne 2 seggi.
La situazione, vista così, dovrebbe rientrare nello schema normale dell’alternanza che nelle elezioni comunali ha la sua linea rossa nella elezione diretta del Sindaco e nel premio di maggioranza.
Invece no, in questo caso la malattia è come il diabete, silente e senza sintomi finché non compaiono tutti insieme, esiziali e irreversibili.

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Le carte non possono che sparigliarsi a destra, in quel “tre quarti” di Consiglio comunale che, per forza, deve esprimere il Sindaco sulla base di due variabili indipendenti, il programma (se vero o finto) e la squadra (se compatta o posticcia).
Oggi a Ventimiglia la partita, diciamocelo chiaramente, è tra giocatori e bari e il piatto piange perché seduti attorno al tavolo ci sono giocatori squattrinati che bluffano.
Loro i soldi se li sono giocati clandestinamente e li hanno persi su altri tavoli trescando col PD dal notaio, con “Azione” per costruirsi una passerella verso il terzo polo e con personaggi cangianti e ad assetto variabile, buoni per tutte le stagioni per traffici di sottogoverno.
Tano Scullino in tutto questo è stato fino a giugno scorso, ancora oggi e sempre, il croupier seduto al tavolo dello chemin-de-fer, che assiste i giocatori senza partecipare direttamente alla partita politica e a quella personale dei giocatori.
La sua unica preoccupazione è sempre stata quella delle carte dentro il sabot, metafora del programma concordato delle cose necessarie, promesse e da fare, evitando che siano false o segnate.
Cose che non piacciono ai bari.

Bruno Giri

Baby Yoda salomonico

In primo piano


Sulla telenovela “Portovecchio” nella quale è coinvolta anche “Port de Monaco”, azionista di “Porto di Sanremo s.p.a.” e concessionaria del “Porto degli Scoglietti” a Ventimiglia, il mio consulente alieno Baby Yoda oggi è salomonico.
In senso biblico, con riferimento alle due Madri che davanti al saggio re Salomone si disputavano l’unico Figlio quando il Sovrano lo consegnò a quella vera che aveva lasciato il bambino alla rivale pur di non vedersene assegnata una metà divisa con la spada.
Con l’unica differenza che in questo caso le Madri sono tre, “Porto di Sanremo, s.p.a.”, “Porto San Francesco s.r.l.” e “C.N.I.S., s.p.a.” e che invece del re di Israele c’è il T.A.R. della Liguria.
Gli alieni, spiego io a chi mi chiede chi sono, provengono dal pianeta “Prima Repubblica” dove il loro vecchio Maestro, Giulio Andreotti, oltre ad averli ingobbiti e avergli ingrandito le orecchie come le sue, li ha educati a diffidare dell’apparenza anche quando si commette peccato.

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Baby Yoda conosce il narcotico di cui fanno uso e abuso i terrestri, la disinformazione, e ha trovato l’antidoto: dire la cruda, nuda e arida realtà che tutti possono toccare con mano.
Ecco il suo parere “pro veritate” di oggi, dopo aver letto su “La Stampa” di ieri che una delle tre cordate (Fondo Reuben) ha avuto dall’altra (Lagorio e altri) il bambino in fasce (Progetto Calvi a base d’asta) e che intende svezzarlo per poi vaccinarlo con la “prelazione” a suo favore su una eventuale altra offerta vincitrice o all’esito di una seconda gara oppure di quella in corso, aperta il 26 agosto e in scadenza a gennaio prossimo, opportunamente “aggiustata”.

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Per prima cosa bisogna togliersi il fumo dagli occhi: il passaggio di testimone, secondo Baby Yoda, non è una astuta operazione finanziaria di mercato e neppure la benmerita navetta di un Padre nobile che innesca lo stadio finale della palingenesi socio-economico-urbanistico-ambientale di Sanremo che soltanto una superpotenza multinazionale può realizzare.
Baby Yoda sospetta che il T.A.R. Salomone a Genova sia arrivato al “p.q.m.”, acronimo di “per questi motivi”, di una sentenza che ammazza il bambino.
Cioè che manda la “Procedura aperta per l’affidamento in concessione, tramite project financing ai sensi dell’articolo 183, comma 15, del d.lgs. 50/2016, con diritto di prelazione in favore del promotore” a puttane e converte in carta straccia gli atti relativi.
Col passaparola i “corridoisti” del tribunale e dintorni secondo lui potrebbero aver passato la confidenza ai “cuggggini” dei litiganti e la Madre vera, “Porto di Sanremo s.p.a.”, si sarebbe trovato in braccio un investimento morto che ha fatto a caro prezzo per spese tecniche e amministrative mentre i due vincitori, come nel Gioco dell’Oca, dovrebbero tornare indietro alla casella zero.

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Senza fumo negli occhi, il consulente alieno mi ha sbattuto in faccia la brutale realtà che gli fa pensar male.
Primo, l’area “Porto Vecchio” oggetto del procedimento di restyling è demaniale, lo specchio acqueo e le pertinenze a terra sono beni del Demanio statale, trasferiti in concessione alla Regione che a determinate condizioni e secondo la loro natura, le ha sub-concesse ai Comuni costieri.
Per far rientrare questa realtà nella categoria delle opere pubbliche comunali realizzate in Partenariato Pubblico Privato e pagate con la formula del Project Financing era indispensabile reperire aree del patrimonio comunale da “privatizzare” per poterle mettere a frutto e coi proventi consentire al privato di ammortare le spese di investimento da lui anticipate.
Come quelli che per necessità vendono un rene, il Comune privatizza la superficie di una strada trasferendo il traffico in un tunnel sotterraneo e identifica in questo “escamotage” quell’opera pubblica che “attrae” l’area demaniale “Porto Vecchio” nella sua orbita.
Baby Yoda è dell’opinione che questo “escamotage” potrebbe non aver convinto il T.A.R. Salomone a Genova sia per questioni idrauliche che pure i tecnici torinesi di “Hidrodata s.p.a.” danno per risolte, sia per questioni geologiche, geotecniche, idrogeologiche e sismiche che pure il tecnico Marco Abbo dà per risolte e che il Consiglio comunale il 21 giugno scorso ha entusiasticamente approvato all’unanimità alle condizioni poste dal Settore Assetto del Territorio della Regione e per molte altre stranezze ancora che invece dovrebbero essere a posto.
Però lui guarda soprattutto alla procedura seguita dal Comune per la scelta del proponente, in pratica un prenotatario dell’aggiudicazione finale grazie alla prelazione e praticamente un “predestinato” prima ancora di nascere come aggiudicatario.
Tutti cavilli da avvocati che oggi non mi appassionano più e ancor meno mi può interessare come un alieno la pensa su specifici aspetti tecnici e giuridici.

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A me interessa invece un parere “pro veritate” di carattere politico per sapere come dal suo pianeta vedono queste cose.
L’alieno osserva:
1°. Il ruolo notarile, passivo e delegato all’esterno assolto dalla dirigenza comunale su decisioni di fondamenta importanza rientranti nella sua diretta ed esclusiva competenza istruttoria.
2°. Il ruolo “singolare” di protagonista chiuso, esclusivo e dirimente assolto dall’organo politico, la Giunta, nell’istruttoria e nell’interlocuzione di un procedimento a evidenza pubblica soprattutto nella fase tra la dichiarazione di interesse del 15 gennaio e la assegnazione formale dell’11 novembre 2019.
3°. Il ruolo indifferente, acquiescente o assente di soggetti politici, istituzionali e esponenziali di interessi diffusi e collettivi.
4°. Il ruolo vincolato dalla procedura del T.A.R. Salomone a Genova obbligato a dichiarare estinte per cessazione dell’interesse e così a mettere una pietra sopra a tutte le illegittimità denunciate nei ricorsi per annullamento, qualora la “Porto San Francesco, s.r.l.” si vendesse anche lei o trovasse una qualche forma di composizione stragiudiziale.
5°. Una atmosfera ambigua dove si confondono i ruoli, si annullano le differenze e tutto finisce in una melassa di virtù e di vizio.
“1° Sorvegliante, a quale scopo ci riuniamo?”
“Per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità.”
“Fratelli in piedi!”
Votanti: 22; voti favorevoli 22; voti contrari 0; astenuti 0.
Il Consiglio comunale approva.
Baby Yoda così ha parlato.

Bruno Giri