Bruno Giri

In una delle mie vite precedenti ho fatto per sei anni il gabelliere.
Anzi, sono stato l’ultimo direttore a Sanremo, dopo di me l’imposizione locale e diretta sui consumi sarà abolita e prenderà il via la finanza derivata con i trasferimenti taglieggiati dal pizzo dello Stato.
Erano i primi Anni Settanta e nel mezzo secolo che ne è seguito nel mio piccolo in ruoli e mute diverse cavalcherò da “surfer” lo tsunami riformatore che doveva cancellare l’eredità del “bieco ventennio” non soltanto in campo tributario.
Oggi mi guardo indietro e con tristezza infinita mi sento al tempo stesso spettatore e partecipe di un assurdo inganno.
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Mi spiego.
Tutte le riforme con le quali ho avuto a che fare erano ispirate al Vangelo della Costituzione come capitoli di un Messale sul quale la democrazia celebrava ogni volta una “Missa Solemnis” con il “Te Deum” finale.
Con la madre di tutte le riforme, il decentramento regionale dello Stato etico fascista, eravamo partiti forte, a Genova ricordo l’esordio con Gianni Dagnino primo presidente della nascente regione e con i suoi due dg Badano & Lombardo.
Da dirigente mi erano toccati in sorte un paio di settori nei quali l’apparato centrale era fortemente radicato in Liguria con strutture e con personale di un certo rilievo, tipo quelli dei tre Enti nazionali di formazione professionale o quello dei servizi su base comunale per il diritto allo studio, tipo i patronati scolastici.
Ma tutte le riforme erano recalcitranti, Roma non ha mai mollato del tutto l’osso, e con fondi nazionali da spartire, leggi-quadro autoritratto e materie riservate, come con Penelope si riprendeva di notte quello che aveva mollato di giorno.
Alla fine, mezzo secolo dopo, lo Stato che era chiamato a realizzare la Costituzione, un po’ come la Chiesa con il Vangelo, ha invece ottenuto l’opposto, come un prete che confonde la parole di Dio con la liturgia del messale.
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Torno da dove sono partito e dove l’inganno si tocca con mano, il livello comunale e in particolare per ragioni empatiche non più a Sanremo ma a Ventimiglia.
Qui, come in ogni altro comune d’Italia, si celebra la liturgia elettorale, non c’è più il podestà ma si elegge direttamente il sindaco, si applica il principio cardine della prossimità, solo temperato da quelli delle tre “e”, -efficienza, efficacia e economicità- attraverso la partecipazione a livelli sovracomunali.
Qui come dappertutto il rituale burocratico è digitale, imprigionato in un server monitorato a Genova e a Roma da secondini che vigilano sul rispetto del messale che vuole tutti i comuni uguali di fronte alla divinità statale e al Dio minore regionale.
Cioè, esattamente agli antipodi del principio costituzionale di prossimità secondo il quale tutti i comuni, ai vari livelli territoriali e demografici, sono diversi.
L’inganno è questo: per esempio quasi un secolo fa il podestà Agosti spiegò a Mussolini che i giocatori emigravano a Montecarlo e ottenne il casinò, invece il futuro sindaco compilerà moduli digitali che con un clic finiranno in un algoritmo senza anima e senza memoria e non otterrà un cazzo.
In compenso lo Stato si ricorderà del Roya nel PNRR non per metterlo in sicurezza in base alle prescrizioni urgentissime del Piano di Bacino ma per aprire altri due pozzi nel suo subalveo e poi dirottarli lontano.
Lo stesso Stato che ignora il muro francese contro il quale a Ventimiglia vanno a sbattere i migranti che poi restano lì storditi e abbandonati e che ha dimenticato le sue sovrastrutture ferroviarie e stradali in disarmo che hanno sequestrato e ibernato vaste porzioni strategiche del territorio comunale, come cetacei spiaggiati da decenni.
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Ne parlo perché qui a Ventimiglia il confronto non è tra persone chiamate a cliccare, ma tra chi accetta questo ruolo passivo da robot, pensa anzi di avere solo lui il ditino giusto per schiacciare il tasto, e invece chi, come Tano Scullino, non si è mai appiattito sull’inganno che sostituisce lo Stato etico fascista ma attento alle diversità con un server nazionale e regionale che applica un messale omogeneizzatore e egualitario.
Tano è una specie di rabdomante che trova l’acqua pubblica e privata dove per tutti gli altri c’è il deserto.
E se lo dice un gabelliere che nel tempio comunale ha riscosso dai fedeli le decime evangeliche e non un’elemosina decimata da uno Stato rapace dovete credergli.
Bruno Giri
“Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra” è il mio “duck test” nel quale sostituisco il palmipede con il bipede che, a sua volta, si candida a sostituire Tano come sindaco di Ventimiglia.
Per ora siamo ancora all’abduzione, un sillogismo claudicante, che serve a cercarlo nella culla per poi affidarlo alle cure di Erode.
I primi vagiti provengono dai social e per ora sono solo dei “ballon d’essai” per saggiare il vento che tira.
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In questi giorni di attesa del nuovo Governo nazionale si discute sul ruolo dei politici e dei tecnici come fossero due categorie antropologiche contrapposte, quella dei primati cercopitechi che si arrampicano sulle poltrone e quella dell’homo sapiens, pensoso e saggio custode della Scienza e dei nostri destini.
Dietro a tutto questo, diciamocelo, si nasconde chi rimpiange un banchiere rettiliano a sangue freddo che custodisce i Misteri Eleusini o chi sogna un Platone alla Osho che nell’Areopago di Palazzo Chigi intrattiene i discepoli sul significato dell’Essere e sulla lotta tra il Bene e il Male.
Per i sindaci è peggio perchè non esiste una disciplina accademica che laurei scienziati specializzati nella loro specifica materia che è onniscientifica e tutto-logica su base ecumenico-universale.
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Ecco perché nella mia personale “Fattoria degli Animali” l’anatra è incerta e probabile.
E non solo per il “Chi?” ma soprattutto per il “Quale?”, visto che un sindaco non è mai uguale a un altro e che le diverse sotto-categorie si intersecano, si sovrappongono e si confondono.
Personalmente da funzionario e da amministratore pubblico, da dirigente di Partito e da privato cittadino ho avuto a che fare con una quantità enorme di sindaci e mi sono fatto una mezza idea sul loro genus e species animali.
Il mio primo sindaco era di Sanremo eletto nel secondo dopoguerra, ma lo conoscerò da ex, da avvocato, quando mi difese da una querela dei missini Gigino Bensa e Bruno Tamponi offesi da un mio articolo sul “Popolo Ligure” dal titolo “Nostalgici inquieti” che toccava non la loro nostalgia politica ma l’inquietudine amministrativa.
Dopo di lui tutti gli altri, a partire da Asquasciati nel 1951 a Sanremo fino a Scullino, oggi a Ventimiglia.
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Nel vasto campionario per me i migliori sono stati i sindaci, chiamiamoli: “fantasisti”, sia che la fantasia fosse la loro e sia invece che appoggiassero efficacemente quella altrui.
Qualche esempio aiuta a capire, tipo quello dell’economia di scala che ti dice che “besogna esse ben dù de scorsa a nu capì che l’uniun fà a forsa” e spinge i Comuni a associarsi per i servizi a rete, dal ciclo dell’acqua alla distribuzione del gas, dalla commercializzazione dei fiori allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
In questo campo il primo cittadino può essere un ostacolo per il suo miope egoismo di campanile o di Partito, come è accaduto contro Rivieracqua a Ventimiglia con Ioculano, a Sanremo con Biancheri e con Capacci a Imperia.
Oppure può essere una risorsa quando accetta e si accolla con coraggio oneri e rischi collettivi di carattere finanziario, operativo e di impatto ambientale a carico del proprio Comune e a favore di tutti gli altri.
Come si è verificato a Sanremo con i vari Pancotti, Parise, Vento, Pippione, Oddo e Bottini nei diversi casi dell’acquedotto del Roya, del Mercato dei Fiori, del raddoppio ferroviario, delle discariche di Valle Armea e altro ancora.
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Dei peggiori sindaci non farò i nomi e mi limito a dire che la loro più grave colpa non è la disonestà, come si ama credere, ma l’inutilità.
Personaggi prestati all’Amministrazione pubblica che hanno svolto ruoli decorativi per soddisfare piccole ambizioni personali, o per miserabili interessi di bottega o a scopo meramente promozionale mentre passavano treni che non sarebbero mai più tornati indietro e si perdevano occasioni imperdibili.
Amministratori che hanno operato telecomandati dall’esterno o col pilota automatico burocratico dall’interno.
Averne conosciuti tanti ha rafforzato in me l’opinione che vince la gara a chi è il peggior sindaco non quello disonesto che porta a casa le mele ma l’inutile che lascia seccare l’albero.
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Non so se alla fine Erode sia stato graziato per la sua selezione dei primogeniti che ha spalancato le porte all’avvento del Messia, però il Malthus politico che è dentro di me vorrebbe la sterilizzazione delle anatre man mano che scendono nel Roya a nuotare e a starnazzare, e credetemi lo dico non per promuovere il provvidenziale ritorno di Tano ma per evitare a Ventimiglia le sette piaghe che tengo per me e che non vi dico.
Sappiatevelo.
Bruno Giri
Bruno Giri
Ah! le donne !
Prima o poi mi aspetto il “book vernissage” di un thrilling intrigante, il noir “Barbablù Intemelio”, con sconvolgenti testimonianze di donne svilite e angariate da un macho duro e maturo.
Non voglio anticipare nulla sul finale del noir, lascio al lettore il piacere di scoprirlo, mi limito a dire che anche Barbablù, come il Duce, ha fatto qualcosa di buono, tenere mansuete per un triennio queste guerriere.
Bruno Giri
Un bel tacer non fu mai scritto!
Ancora una volta, la consigliera regionale Mabel Riolfo ha perso una buona occasione per tacere anziché scagliare i suoi strali contro la mia persona e dimostrare quanto il suo percorso di pensiero sia ingannevole e contradditorio nelle sue stesse manifestazioni.
“L’ex sindaco Scullino dimostra di essere un uomo politicamente solo” è la frase che costituisce l’incipit dell’intervista rilasciata dalla Riolfo ad un giornale. Ma di questo non stupirei: già altre volte sui giornali fui definito “uomo solo al comando” e ad ogni crisi amministrativa mi fu attribuito il ruolo di catalizzatore esclusivo di tutte le decisioni di governo della città. Ruolo che peraltro credo di aver sempre svolto con parsimonia e oculatezza, nella responsabilità di portare avanti scelte assennate e non scellerate come quelle che qualcuno ha recentemente assunto. E ammetto volentieri di essere spesso ‘solo’ quando intendo sfrondare la congerie politica di voltagabbana. Stupisco invece quando, ancora presa nel vortice della disanima, la stessa consigliera regionale arriva ad affermare di essere stupita (lei!) che ‘ ad oggi i suoi sostenitori vogliano costituire delle associazioni’.
Affermazioni contradditorie, perché un politico è ‘solo’ -come mi ha appena definito – in virtù di un abbandono da parte di terzi – , ma allora questi ‘suoi sostenitori’ – successivamente chiamati in causa- ci sono o no o appaiono a intermittenza? O solo o con sostenitori. Delle due l’una.
La logica non è un’opinione e non lo è nemmeno la capacità politica di amalgamare e coinvolgere i ‘ sostenitori’ che, a detta sempre della consigliera vorrebbero ‘creare un dialogo coi cittadini per fare delle liste civiche”. Credo proprio che questo sia il nodo cruciale della questione: la creazione di liste civiche che potrebbero infastidire i partiti già sempre meno condivisi – e l’astensionismo elettorale ce lo ha recentemente ribadito- e distrarre voti da coalizioni politiche vecchie di saltimbanchi e traditori dell’ultimo minuto.
La consigliera Riolfo, dice di aver cercato un confronto con me prima di quella scelta incredibile – e, come abbiamo visto, politicamente suicida per il suo partito – che ha portato alla caduta del consiglio comunale e che, a suo dire, non è stata una scelta carbonara! Credo sia evidente a tutti, e il mio curricolo lo conferma, che sono un politico di vecchio stampo, formatosi nei consigli comunali in cui si votava la fiducia ad un Sindaco dopo aver ben discusso tutte le sue manchevolezze, accettandone le motivazioni e cercando insieme, laddove era possibile, gli strumenti di nuovo indirizzo. Non c’erano riunioni nelle segrete stanze e passaparola social che sfociavano davanti a notai.Confesso che questi
Siete andati a firmare di nascosto da un notaio, tramando alle mie spalle, nell’ ombra, come i carbonari e i traditori. Indubbiamente spesso non vengo amato perché ho il coraggio di dire ciò che penso di fronte e non alle spalle delle persone, e ve lo dico: era questo il confronto che cercavate con me? Queste le vostre modalità?
Quale migliore opportunità esisteva di un confronto leale,chiaro e diretto in consiglio comunale, la sede più idonea alla discussione democratica, un chiarimento sereno e pubblico, magari in diretta, o anche in streaming, ma pubblico, a futura memoria e soprattutto nel rispetto dei cittadini? Alla luce del sole sarebbero emerse le vostre ragioni e le mie, faccia a faccia. Invece no. Avete ‘cercato il confronto ’ al di fuori dei luoghi deputati ad accoglierlo, rendendo vani anche gli strumenti che gli organi di governo hanno per chiedere e discutere e chiarire le problematiche. Tramando alle spalle senza dare modo di rendere esplicite e chiare le decisioni, di fugare ombre e dubbi: questo era il vostro confronto? Commissariare una città e tapparmi la bocca!!!! Poi sarei io il padre padrone ….
Ora che le ferite di ciò che hanno fatto sono ancora fresche e la città comincia a sentire la ricaduta di quanto avvenuto bloccando la mia Amministrazione e con essa tutti i progetti già in via di realizzazione, la consigliera Riolfo si augura un futuro candidato sindaco che guardi alla vocazione turistica e commerciale della città. Forse che la consigliera si augura un prossimo candidato che mi somigli? Perché non ho solo sviluppato i famosi ‘chilometri di marciapiedi’, ma ho dotato la città di due isole pedonali e di tre nuovi parcheggi nelle aree ferroviarie per un totale di 1.500 posti auto che risolverebbero il problema del traffico congestionato e del parcheggio selvaggio. E non dimentichiamo il proseguimento della pista ciclopedonale a sbalzo sul mare, il rifacimento dei giardinetti pubblici, una miriade di medi e piccoli interventi in ogni dove. Abbiamo previsto tre parcheggi frazionali (Calvo, Bevera, Varase) e già completato il nuovo allestimento della piazza a Grimaldi. Abbiamo investito decine di milioni in tre anni, facendo i conti con la pandemia e l’alluvione. Tralascio tutti gli importanti progetti (che sommano 25 milioni!), sospesi o annullati a causa del commissariamento (passerella, centro sociale, prolungamento della ciclabile, mercato, scuola del Centro storico, sottopasso di Peglia, via due Camini, viabilità di cornice, nuova destinazione del Parco Roja….)ma rivendico la volontà di dare a Ventimiglia un assetto turistico di ampio respiro e di maggiore vivibilità e qualità di vita. Tutti gli importanti interventi già avviati dai privati nel Centro Storico, il Porto fronte mare, il Campasso campussportivo con scuola internazionale, il villaggio turistico di Grimaldi con la scuola di botanica saranno determinanti per definire il rilancio della città. Però la consigliera mi contesta di aver rifatto solo i marciapiedi o di aver pensato a progetti faraonici! E auspica un futuro sindaco che renda la città dimenticando più vivibile e sicura, dimenticando di avere,proprio loro, bloccato il centro di accoglienza. Scusate, tutte queste contraddizioni mi fanno girare la testa. Desidero ricordare alla Riolfo che la Lega ha preteso e ottenuto da subito la delega alla Sicurezza e all’Immigrazione, restituita dopo due anni e mezzo di nulla. Sempre loro decisero di non accettare l’organizzazione di una qualsivoglia minima struttura provvisoria di accoglienza proposta dal Prefetto, la quale struttura avrebbe dato riparo temporaneo ai migranti ealle famiglie con minori, col dovuto controllo sanitario e di polizia.
E desidero ancora aggiungere una riflessione perché, in tutte queste mie mancanze, non mi torna il ruolo che la stessa consigliera regionale, ex Assessore per i servizi sociali di Ventimiglia, responsabile della Lega e ‘collega’ di partito del deputato Di Muro, ha giocato nei confronti della città. Cosa ha fatto ‘lei’ per la sua città, quale aiuto ha dato?Quale aiuto hanno dato entrambi al futuro di Ventimiglia? E mi chiedo perché gli assessori, e soprattutto appunto quelli della Lega, pur non condividendo il mio operato, nonabbiano mai votato contro le pratiche presentate né mai si siano astenuti dal voto nelle centinaia e centinaia di delibere discusse, sempre approvate all’unanimità. Per gli altri farneticanti addebiti, quali la pratica COOP, approvata a maggioranza e soprattutto già avallata dal pd, mi preme sottolineare come il consigliere Palmero sia stato uno dei pochi a votare contro tale pratica: lui, appartenente alla mia lista civica, di solido consenso popolare.
E qualcuno, adesso, se ne duole, a parole, e addossa a me l’unica responsabilità. Che certamente ho. Perché ho voluto cambiare la città e renderla più bella e ordinata, turisticamente e commercialmente più appetibile, e se avessimo continuato a fare il nostro dovere e rispettato responsabilmente il mandato dei ventimigliesi, la città avrebbe trovato, in poco tempo, un maggiore respiro.
Allora chiedo alla consigliera Riolfo di approfondire meglio le sue informazioni: le tasse ai cittadini non sono state aumentate, alle frazioni erano stati assegnati 250.000 euro (mai spesi), la scelta relativa all’asilo nido è stata l’unica possibile e tutto sommato accettabile, le varie associazioni hanno sempre collaborato con la mia amministrazione, con reciproca soddisfazione. E per finire le chiedo di verificare meglio l’ipotetica perdita dei finanziamenti regionali per la ricostruzione della passerella: noi li abbiamo ottenuti – quattro milioni- ma purtroppo Ventimiglia li perderà perché la gara per i lavori di ricostruzione è stata sospesa ed il termine per l’inizio lavori scade entro l’anno. Se in un futuro si riprenderà in mano questo progetto, si potrà realizzare nel giro di cinque anni e solo allora i ventimigliesi riavrannol’importante passerella di collegamento cittadino, nevralgica anche sotto l’aspetto di collegamento economico tra le parti della città.
Cinque anni di attesa di cui la Lega, che ha voluto la caduta della mia Amministrazione, è la responsabile.
Gaetano Scullino
Bruno Giri
Altro che speranze di pronte realizzazioni!
Ma se la Lega vuole risolvere i problemi della città, non si limiti a parlare, ma si assuma le sue responsabilità. Che sono molte. E agisca di conseguenza.
Gaetano Scullino
Sono passati due anni da quella drammatica notte, che rimarrà indelebile nel mio cuore.
Non potevo dare segni di cedimento dato il mio ruolo, ma ad oggi vi posso confidare il timore e l angoscia di quei giorni, in cui mi son ritrovato solo davanti alla catastrofe,
ma a confortarmi siete stati Voi,
che insieme ai miei collaboratori, al personale comunale ed alle ditte ,
siete scesi tutti in campo, uno accanto all’altro ad aiutarsi, senza divisioni,
e senza mai risparmiarsi , con il solo scopo di ricominciare, tutti insieme !
Spinti dalla voglia di far rinascere la nostra amata città.
Mi auguro che privati ed imprenditori vengano completamente risarciti da Stato e Regione dell enorme danno subito.
Purtroppo non è ancora finita, dobbiamo urgentemente ricostruire la nostra passerella e ridare viabilità a Via due camini e altro, cosa che potremo fare solo se l ‘amministrazione cittadina sarà formata da persone responsabili e coerenti.
Forza Ventimiglia, nella mia mente e nel cuore .
Gaetano Scullino
Bruno Giri