A m’arcord

Amarcord è una parola ormai diventata d’uso comune in Italia che indica il ricordo nostalgico,quasi malinconico dei momenti ormai lontani nel tempo. Il termine non è inglese, come pensavo, ma viene dritto dritto dal dialetto romagnolo “a m’arcord” che vuol dire “io mi ricordo“. E io, che son ligure d’adozione, dopo aver riletto il post che ho scritto ieri, a m’arcord dei tempi in cui la mia città aveva la speranza di mutare, cambiare pelle, in cui sentivo di poter guardare con fierezza al mio futuro qui, tra i fiori (come un figlio dei), senza dover andare là, con nessuno (come un figlio di). Continua a leggere

Ma ve lo ricordate Tano che dirigeva il traffico?

Perché non scrivo più, mi chiedono. Scrivo, scrivo. Cose diverse per un pubblico diverso, ma scrivo sempre. Scrivere è una delle cose che più mi piace nella vita. Anzi, scrivere in ita(g)liano  è una delle cose che più mi piace nella vita. Il problema è che non trovo ispirazione in una Ventimiglia che non si muove. Che sia presto per giudicare l’operato della nuova amministrazione è anche possibile. Che sia tardi per salvare la città e la nazione è molto più probabile. Il problema è che non ci sono scosse, non c’è movimento, non c’è azione e, quella che dovrebbe essere un’anomalia del nostro sistema, si è trasformata in un minuscolo puntino del nostro DNA che ci permette di essere pazienti spettatori della nostra disfatta.

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